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17 Dicembre 2017
Ormai siamo prossimi a celebrare il Natale di Gesù e la liturgia in questa domenica di Avvento ci invita a contemplare la gioia di una mamma prossima al parto, cioè Maria, la beata “vergine madre”. Non dobbiamo sorvolare su questa “contraddizione” (dal punto di vista umano) che è un mistero a cui ci chiesto di credere: una vergine diventa madre, una donna diventa feconda non per intervento di un uomo, ma di Dio. Per questo è “mistero”: non perché la ragione non riesce a comprendere, ma perché è azione di Dio a favore dell’uomo. Il Figlio di Dio si fa uomo nel grembo di Maria grazie all’azione dello Spirito che Maria accoglie in se stessa, perché accetta con fede la missione alla quale Dio, attraverso l’angelo Gabriele, la chiama: essere madre del Figlio di Dio incarnato.
Non dobbiamo dimenticare che quanto è detto di Maria nel Vangelo è anche detto di noi che come Maria siamo chiamati alla stessa missione: “concepire il Verbo di Dio rivestendolo di carne mortale” come pregheremo nel prefazio di questa domenica. Concepire il Verbo di Dio è concepire la Parola di Dio in noi stessi, darle la nostra stessa carne, cioè la nostra umanità (la nostra storia, psicologia, emozioni, temperamento, carattere…) per poi “darla alla luce” nella forma della testimonianza, per il bene nostro e degli uomini che ci circondano. Noi concepiamo tante parole e diamo loro carne, ma non sono parole che “salvano”, parole che non sanno dare senso pieno alla nostra vita e a quella degli altri perché sono parole solo umane. Solo nel momento in cui permettiamo allo Spirito di Dio di seminare in noi la Parola di Dio che inizia a vivere in noi, riviviamo il mistero di Maria, vergine e madre: capaci anche noi di proferire parole che “salvano”, capaci di “dare al mondo” nuove creature che sono i gesti di fede, di speranza e di carità che possono cambiare il mondo.
Don Roberto