S.S. Giacomo e Filippo (chiesa parrocchiale)
La costruzione della Parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo si deve ad una disposizione lasciata dal cardinal Carlo Borromeo dopo la sua Visita Pastorale del 24 luglio 1570.
L’invito del cardinal Borromeo è però disatteso dalla comunità tanto che in occasione della sua Visita Pastorale del 1606 il cardinal Federico Borromeo ribadisce la disposizione del cugino minacciando la demolizione dell’antica chiesa di san Michele per utilizzarne il materiale. La chiesa di san Michele, seppur in posizione defilata rispetto al nucleo del paese è la titolare della chiesa parrocchiale. In paese esiste anche la chiesa dei Santi Antonio e Leonardo fatta costruire dai De Conti nel 1200 circa che, grazie alla sua posizione centrale rispetto al nucleo abitato svolge le funzioni di chiesa parrocchiale.
Una decina d’anni più tardi, i venegonesi raccolgono finalmente le disposizioni degli arcivescovi; la prima pietra del nuovo edificio viene posata il 15 aprile 1610 e la chiesa viene solennemente benedetta il 18 marzo 1620.
Nel corso degli anni l’edificio viene abbellito con un nuovo altare principale (opera di Carlo Gerolamo Buzzi di Viggiù completato nel 1735), con due cappelle laterali (attualmente dedicate alla Beata Vergine Maria e a San Giuseppe) e con un organo installato da Giovan Battista Biroldi a metà del 1700 e rifatto in seguito da Giuseppe Bernasconi nel 1870.
Nel 1894 la chiesa, su progetto dell’architetto Alfonso Parrocchetti di Gornate, subisce un primo ampliamento.
La parrocchiale sarà formalmente consacrata dal cardinal Ferrari il 13 agosto 1908.
Le modifiche più significative sono dell’ultimo secolo. Nel 1927, per iniziativa del parroco, don Giovanni Benetti, all’edificio originario vengono aggiunte due nuove campate e nel contempo viene realizzato un sagrato più ampio e più arioso. Il progetto dell’ampliamento è dell’architetto Asnago.
Nel 1940, don Angelo Borgonovo, succeduto a don Benetti alla guida della Parrocchia, oltre a lavori di razionalizzazione dell’interno, fa costruire una nuova piccola abside dove viene spostato l’organo e una nuova sacrestia sorta sul luogo ove era situata la chiesa dei Santi Antonio e Leonardo, demolita qualche anno prima. (La famiglia De Conti nel 1814 aveva rinunciato ai suoi diritti sulla chiesa di sant’Antonio e Leonardo, cedendo l’edificio a privati che l’utilizzeranno per vari scopi agricoli fino al 1844 quando il parroco don Pasquale Riva la acquista per usarla come luogo di adunanza dei giovani della parrocchia.
Il progetto della nuova sagrestia è dell’architetto Giovanni Maggi, il progettista del Seminario Arcivescovile.
La purificazione dell’altare maggiore conseguente ai lavori di sistemazione viene effettuata il 9 e 10 maggio 1942 in occasione della 3° visita pastorale del cardinale Schuster.
Nell’occasione don Borgonovo fa decorare l’interno dal professor Costantino Anselmi. La decorazione dell’Anselmi, nel 1962, viene coperta ed al suo posto viene realizzato dal professore Torildo Conconi l’attuale impianto pittorico.
Nel 1965, la mensa dell’altare maggiore viene modificata rivolgendola verso i fedeli, in ossequio alle disposizioni del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Il 9 maggio 1989, dopo due anni di lavori di sistemazione voluti dal parroco, don Carlo Lucini, il cardinale Martini consacra il nuovo altare maggiore che consiste in una semplice mensa, su cui è applicato un pannello in rame sbalzato (opera del venegonese Ambrogio Crespi su bozzetto di don Gaetano Banfi) con l’eliminazione delle vecchie balaustre e dei vecchi pulpiti, sostituiti da un unico ambone arricchito da un leggio in marmo.
E’ dello stesso anno, nel mese di settembre, la sostituzione delle vetrate alle finestre con le attuali realizzate su progetto del padre francescano Nazareno Panzeri.
S. Michele
L’esistenza della chiesa è documentata già da Goffedo da Bussero nel 300.
Fu questa la prima chiesa esistente in Venegono Inferiore e come tale, anche se situata in posizione decentrata rispetto all’ubicazione del paese, sin dalle sue origini svolgeva la funzione di chiesa parrocchiale ufficiale come emerge dalle ordinazioni del 1570 di san Carlo Borromeo.
Attorno alla chiesa, sembra, si trovasse il lazzaretto e il luogo di sepoltura per coloro che erano stati colpiti dalla peste.
Nelle sue ordinazioni del 1606 il cardinal Federico Borromeo minaccia di far demolire la chiesa per utilizzarne il materiale nella costruzione della nuova parrocchiale. L’ordine viene revocato dal delegato dell’arcivescovo Cesare Monti nella visita pastorale del maggio 1640.
Alla fine del 1700, ragioni di spazio e di igiene, inducono le autorità a proibire la sepoltura dei cadaveri nelle chiese com’era fino ad allora avvenuto ma di creare dei cimiteri al di fuori dei centri abitati. E’ così che attorno alla chiesa di san Michele viene realizzato il nuovo cimitero utilizzando allo scopo il materiale derivante dall’antica chiesa di Santa Maria al Castello. La struttura della chiesa viene modificata aprendo l’ingresso al posto della vecchia abside e realizzando una nuova abside al posto della vecchia entrata. Dopo la modifica, la chiesa è solennemente benedetta il 12 marzo 1781.
Nel settembre 1904 viene costruito l’attuale cimitero ma la chiesa di san Michele continua ad essere considerata la chiesa cimiteriale. La tradizione popolare vuole che la Madonna delle Grazie che qui si venera sia stata protagonista di alcuni miracoli come testimonia gli ex voto tuttora presenti.
Alcuni degli affreschi più antichi, tuttora presenti all’interno dell’edificio, sono databili attorno al 1400-1500. Due degli affreschi riportano invece la data della loro esecuzione. Il primo, datato 1530, è situato sulla volta nell’attuale portico d’ingresso che in origine costituiva l’abside della struttura. Il secondo, datato luglio 1607, è situato all’interno dell’edificio, sulla parete di ingresso, alla destra. Di una certo interesse è il polittico situato alla sinistra dell’ingresso attribuibile alla scuola luinesca e le tela situata nell’abside principale della Madonna delle Grazie.
Don Borgonovo è protagonista di lavori di restauro alla chiesa: nel 1943 viene posto in opera un nuovo altare, nel 1944 viene restaurata la tela con l’immagine della Madonna delle Grazie e nel 194 vengono rifatti il tetto e gli intonaci.
Gli affreschi della chiesa sono invece stati restaurati nel 1991 per volontà del parroco, don Carlo Lucini, e per mano del Laboratorio di restauro di Massimo Peron..
Santuario di N.S di Loreto
Constatando la notevole espansione del paese verso ovest lungo la strada statale Varese-Milano, don Angelo Borgonovo, per consentire una più facile partecipazione alle funzioni degli abitanti della zona, decide la costruzione di una nuova chiesa intitolata alla Madonna di Loreto.
La prima pietra dell’edificio è posata da monsignor Bertoglio l’11 giugno 1967; l’anno successivo, l’11 giugno 1968, l’arcivescovo di Milano, cardinal Giovanni Colombo, inaugura solennemente il nuovo santuario. Nella prima pietra sono collocati un sasso della chiesa di Nazaret e uno del lago di Galilea, sassi raccolti dal Parroco in occasione di un suo pellegrinaggio in Palestina.
Il mosaico della facciata, su disegno del professor Conconi, è eseguito dalla ditta Bernasconi di Como; la pala dell’altare è una ceramica dell’artista Muzio di Fagnano Olona.
Così come la chiesa dei Santi Antonio e Leonardo, oggi non rimane traccia neanche della chiesa di Chiesa di Santa Maria al castello.
Nel 1483 Gian Battista Castiglioni, proprietario del locale castello ed appartenete al ramo della famiglia che abita a Venegono Inferiore, aveva lasciato una disposizione testamentaria con cui istituiva una cappellania da dedicare ai santi Calimero e Francesco nonché a Santa Maria Ceraiola. Non è noto se la piccola chiesetta fosse già esistente o se con l’istituzione della cappellania, attuata un decennio dopo dal figlio Gian Francesco, sia stata costruita anche la chiesa.
La chiesa andrà via via perdendo di importanza, seguendo le sorti del castello, fino al 1780 quando verrà demolita per utilizzarne il materiale nella costruzione del nuovo cimitero adiacente alla chiesa di san Michele.