La Parola del Parroco
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22 Settembre 2014
Dice un proverbio africano: “Per educare un bambino ci vuole u villaggio”.
Al termine della festa dei nostri oratori e all’inizio di un nuovo anno pastorale in cui una delle “priorità” su cui il nostro Arcivescovo ci chiama a riflettere è quella della comunità educante, mi pare che questo proverbio contenga in sé tante provocazioni, difficili da riassumere in poche righe.
1. Educare. È l’arte più difficile che ci sia, ma è una priorità assoluta. Esige un grande investimento di tempo, di pazienza e di energie, anche economiche. Ma non dobbiamo mai dimenticarci che investire in educazione è garantirsi il futuro. I nostri oratori vogliono essere non semplicemente degli spazi da occupare, ma luoghi di formazione, umana e cristiana. Anche per questo abbiamo “investito” nella assunzione di un educatore a tempo pieno per i nostri oratori.
2. Un bambino. L’educazione non è “indottrinamento di massa”, ma attenzione alla singola persona; si può realizzare in un rapporto personale tra l’educatore e il bambino. I nostri educatori, i catechisti, i dirigenti e gli allenatori sportivi, finanche ai baristi, in oratorio sono chiamati da una parte a lavorare insieme, e dall’altra ad avere un occhio di riguardo per ciascun bambino: sinergia e attenzione personale sono le linee di una proposta educativa efficace.
3. Un villaggio. Non si dice “una città”, ma un villaggio, perché in un villaggio si può contare ancora su relazioni buone, sulla prossimità che sostiene, su un vicinato che non si ignora ma che stabilisce anche sane collaborazioni. In un villaggio ciascuno ha un suo ruolo, non c’è l’omogeneità che appiattisce. In un villaggio ciascuno ha qualcosa da dare ma anche da ricevere. È bello che i nostri oratori possano essere sempre più dei villaggi, e non condomini anonimi, dove ognuno ha un suo compito, ma tutti insieme si dona e si riceve, e in questo scambio di doni ci si arricchisce e si cresce.
La festa dei nostri oratori si chiude, ma si alza il sipario sulla comunità educante. Molto già esiste, tanto è ancora da fare. Lavoriamo insieme imparando anzitutto – come ci diceva don Samuele, direttore della Fondazione Oratori Milanesi – a conoscerci, stimarci e a parlarci: tre verbi che costituiscono l’impalcatura del villaggio che continuiamo a costruire.