La Parola del Parroco
Home > La Parola del Parroco > La Parola del Parroco del 30 Marzo 2014
30 Marzo 2014
La domenica del “cieco nato” ci fa pensare alla fede come la luce necessaria per “vedere” con gli occhi stessi di Dio.
La luce: realtà unica ma così diversa, così capace di cambiare la percezione delle cose con il mutare del tempo e delle ore, così essenziale alla vita! Non a caso Gesù ha detto di sé: “Io sono la luce del mondo”, e non a caso la luce anche nelle nostre liturgie ha un ruolo fondamentale: dalla luce crepuscolare dell’attesa vigiliare, allo splendore della luce pasquale, la luce della liturgia ci colloca nel clima del mistero che stiamo celebrando.
Mi vengono in mente anche le grandi vetrate delle nostre cattedrali, che riverberano colori diversi dentro le grandi navate, suscitando suggestioni che aprono il cuore a riconoscere il mistero di una Presenza e muovono le labbra alla preghiera.
Ma è nella nostra vita che dobbiamo soprattutto fare luce. È nella nostra vita che siamo chiamati a riconoscere il mistero di una presenza e di una parola che ci chiamano a dare un senso autentico alla nostra esistenza. È nella nostra vita che dobbiamo riconoscere il passaggio di Gesù a illuminare le gioie e le fatiche della vita quotidiana.
Se anche noi, come il cieco nato, riconosceremo la presenza della luce che è Gesù, allora tutto cambia: la mia vita non è più realtà grigia, ma “luogo di salvezza”; gli altri non sono più nemici, ma fratelli, ciascuno con il suo “colore”, con le sue ricchezze; il mondo non è più arida terra ostile all’uomo, ma “creato amico”; il futuro non è il buio della morte, ma la porta che si spalanca sulla vita.
Accogliere la luce che è Gesù cambia la stessa percezione della vita, ci fa vedere la realtà con gli occhi della fede che, dice il Cardinal Ravasi, “non è un semplice chiudere gli occhi, ma ricevere una nuova vista, per lasciarci condurre verso gli altri orizzonti, quelli insondabili alla ragione; è una luce che rende accessibile l’insondabile in una sorta di bagliore”.
Lasciamoci raggiungere dalla “luce gentile” (come la definiva il Card. Newman) che è Gesù.: ci guidi nel cammino della vita verso la Pasqua che non ha fine.