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15 Giugno 2025
Quest’anno abbiamo un motivo in più per vivere oggi con maggiore gioia la solennità della Santissima Trinità: l’anniversario del Concilio di Nicea (1700 anni fa) nel quale fu definito il nucleo essenziale del “Credo”, cioè del simbolo della fede, nel testo che recitiamo ogni domenica durante la S. Messa (arricchito dalle precisazioni del successivo Concilio di Costantinopoli). Nel “Credo” professiamo con parole solenni la nostra fede nella Trinità, Padre e Figlio e Spirito santo. Scrisse papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo 2025: «Il Concilio di Nicea è una pietra miliare nella storia della Chiesa. L’anniversario della sua ricorrenza invita i cristiani a unirsi nella lode e nel ringraziamento alla Santissima Trinità e in particolare a Gesù Cristo, il Figlio di Dio, “della stessa sostanza del Padre”, che ci ha rivelato tale mistero di amore. Ma Nicea rappresenta anche un invito a tutte le Chiese e Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile, a non stancarsi di cercare forme adeguate per corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21)».
Una delle spiegazioni del fatto che il “Credo” sia chiamato simbolo (della fede) è che nell’antichità symbolon era una parte di coccio ricavata dalla rottura di un pezzo intero. Risultavano così due parti che, rimesse insieme e combaciando perfettamente lungo la linea della spaccatura, tornavano a formare una unità. Così la formula del “Credo” era come quel pezzo che permetteva di riconoscersi appartenenti e uniti nella stessa fede a quelle comunità cristiane che recitavano lo stesso “Credo”.
Come ricordava papa Francesco, il fatto di professare lo stesso “Credo” deve essere quindi segno di una unità, certo tra tutti i cristiani che nella storia si sono divisi, ma anche tra noi. Evidentemente non è solo questione di credere nelle stesse verità teologiche, di usare le medesime parole appropriate. Queste “coincidenze” devono essere segno di una unità più profonda: quella del cuore, dell’amore. Infatti il mistero della Trinità che, a partire dalla rivelazione della Sacra scrittura, i teologi hanno cercato di definire con la loro fede, è soprattutto mistero di vita d’amore al quale, attraverso Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, possiamo partecipare, di cui possiamo vivere. Se siamo capaci di amarci è perché siamo stati creati a immagine di questo Dio Trinità e ogni volta che non amiamo o portiamo divisione rinneghiamo la nostra identità ma anche la nostra fede nella santissima Trinità.