La Parola del Parroco
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01 Giugno 2025
Con la celebrazione della solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo, giovedì scorso, quarantesimo giorno dopo Pasqua, abbiamo iniziato questi dieci giorni di attesa del dono dello Spirito Santo che sarà ancora effuso su di noi nel giorno di Pentecoste domenica prossima. Abbiamo quindi iniziato la novena di Pentecoste: ogni giorno, durante la S. Messa, invochiamo il dono dello Spirito santo. Lo possiamo però fare personalmente. Come?
Questa domanda è legittima perché nel repertorio delle nostre preghiere tradizionali non ne abbiamo dedicata a invocare il dono dello Spirito santo (che ricordiamo solo nel Gloria al Padre…). Invochiamo il Padre, come ci ha insegnato Gesù; preghiamo Maria, l’angelo custode; preghiamo per i morti… e lo Spirito santo? La mancanza di una preghiera specifica è il segno che nella tradizione spirituale della Chiesa occidentale (rispetto alle Chiese dell’est Europa, cattoliche od ortodosse), non è stato coltivata una attenzione particolare allo Spirito santo. In tempi come questi, in questo cambiamento d’epoca in cui ci sentiamo un po’ smarriti e ci interroghiamo su come essere Chiesa, come trasmettere il dono della fede, come annunciare il Vangelo a chi non lo conosce o vive (pur essendo battezzato), avvertiamo la necessità di un discernimento e quindi di un ascolto dello Spirito santo. A ciò, però, non siamo abituati.
E allora come rivolgerci allo Spirito Santo? Lo Spirito santo è dono da invocare. L’inno allo Spirito santo, che la liturgia ci fa cantare, inizia proprio così: “Vieni Spirito creatore…”. Pur essendo sempre con noi e in noi, perché è la presenza di Dio stesso, della sua vita d’amore in noi, dobbiamo invocare la sua discesa (cantiamo infatti: “Discendi santo Spirito”) cioè invocare che Dio Padre mandi dal cielo su di noi questo dono che è la sua vita d’amore che si è manifestata in Gesù. Nel Credo definiamo lo Spirito santo “Signore e dà la vita”. La qualità di “dono” che caratterizza lo Spirito santo, riferita alla vita di Dio, ci ricorda che la vita è sempre dono, che dobbiamo vivere nella logica del dono di noi stessi al prossimo come ci ha insegnato Gesù. Non si può pretendere un dono, lo si può desiderare, lo si può chiedere. Inoltre invocare lo Spirito santo ci insegna a desiderare ciò che deve contare più di tutto nella nostra vita. Infatti, esso è “il dono” per eccellenza perché ciò che dobbiamo desiderare più di tutto è l’amore di Dio per noi che diventa capacità di amare il prossimo per vivere per sempre (è la vita eterna!).
Allora impariamo a pregare semplicemente così: “Vieni Spirito santo, vita di Dio, in noi!”.