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15 Dicembre 2024
«La gente è stanca di una vita senza senso, che è interpretata come un ineluttabile andare verso la morte. È stanca di una vita appiattita sulla terra, tra le cose ridotte a oggetti, nei rapporti ridotti a esperimenti precari. È stanca perché è stata derubata dell’“oltre” che dà senso al presente, sostanza al desiderio, significato al futuro». Sono parole del nostro Arcivescovo, pronunciate nel tradizionale Discorso alla città durante in primi vesperi della solennità di S. Ambrogio, il 6 dicembre scorso. La stanchezza è stata il punto di partenza del suo intervento davanti alle autorità civili della Regione Lombardia e della città e della provincia di Milano.
Mons. Delpini osserva questa stanchezza in vari ambiti della vita: il lavoro, la famiglia, il rapporto con le istituzioni e la politica, l’informazione gridata. Oltre a ciò, evidenzia che anche la terra è stanca perché sfruttata e depauperata, ma anche le città e i paesi sono stanchi per le case abbandonate, vuote, chiuse oppure occupate abusivamente. Davanti a questa stanchezza generalizzata che cosa fare? L’Arcivescovo ritiene che il prossimo Giubileo 2025 «ci offre l’occasione per prenderci cura di questa stanchezza e per rendere possibili il riposo e la gioia. In che modo?... Cerchiamo insieme un rimedio alla stanchezza dei poveri con il condono dei debiti; di persone e istituzioni al servizio del bene comune, in particolare in ambito educativo e sociosanitario; allo scandalo della guerra, proponendoci percorsi di riconciliazione, di giustizia e di pace; della città e della terra attivando una sensata educazione ecologica».
Mi permetto di aggiungere tra le stanchezze dell’elenco di mons. Delpini, che certo non vuole essere esaustivo, anche quella verso l’aggressività. La gente è stanca dei toni aggressivi, polemici, arroganti e prepotenti di chi non fa altro che polemizzare, di adulti che fanno i capricci come bambini e quindi urlano, di chi aspetta soltanto un passo falso dell’altro per accusarlo senza tener conto di tutto il bene già ricevuto, di chi pretende di aver sempre ragione e non è capace di ascoltare le ragioni dell’altro. La gente è stanca di doversi difendere dall’aggressività di tutti questi, di dover sentirsi in colpa quando colpa non ne ha, di diversi giustificare quando è evidente la propria ragionevolezza. Allora mi piacerebbe che il Giubileo fosse anche l’occasione per riposare anche da questa stanchezza. Impegniamoci ad imparare in questo tempo di grazia particolare a riflettere prima di parlare, a voler comprendere prima le ragioni dell’altro, a fare domande di chiarimento prima di aggredire e accusare, ad avere un dialogo civile in cui ci si ascolta e si parla con maggiore tranquillità.