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08 Settembre 2024
La proposta pastorale del nostro Arcivescovo di cui ho iniziato a parlare domenica scorsa, “Basta. L’amore che salva e il male insopportabile”, dopo aver esortato a ricordare e a vivere il primato della grazia di Dio, parla nel secondo capitolo di un altro grande tema: Lasciate risposare la terra. Prende spunto dalle norme sul “giubileo” ebraico che troviamo nella Bibbia. Questo riferimento nasce dal fatto che nel 2025 la Chiesa celebra il Giubileo ordinario (previsto appunto ogni 25 anni) e che sarà aperto dal papa (“aperto”, perché il papa aprirà la “porta santa” della Basilica di San Pietro) il prossimo 24 dicembre.
A proposito di questo evento, per il quale il papa ha scritto una “Bolla di indizione” sul tema della speranza (“La speranza è anche il messaggio centrale del prossimo Giubileo”), mi chiedo: a quanti cristiani anche della nostra Comunità interesserà il Giubileo e ne sapranno vivere lo spirito e il dono di grazia? Se l’origine di questo evento, nella Chiesa, nel 1300 proviene dalla volontà di offrire un’occasione straordinaria di remissione dei peccati e di indulgenza delle pene, mi chiedo quanto possa essere oggi desiderato questo tempo di grazia (anche compiendo il pellegrinaggio a Roma) dato che è venuto meno il senso del peccato e il Sacramento della Riconciliazione (la “confessione”) è vissuto molto poco. Dobbiamo sperare che il Giubileo possa essere occasione per riscoprire l’importanza di questo Sacramento, come anche auspicato da Mons. Delpini.
Tornando al cap. 2 della sua proposta, ricordando che il giubileo ebraico (che ricorre ogni sette anni) chiede “una prassi di condono dei debiti e di sospensione dei lavori intensivi per sfruttare al massimo la terra”, l’Arcivescovo suggerisce che “l’anno del Giubileo offra l’occasione per una sosta di riflessione, di considerazione riconoscente del cammino compiuto, anche per esercitare la libertà possibile rispetto alle scadenze e agli adempimenti imposti dal calendario”. E così arriva a proporre, come esempio, di riposare per un periodo disteso (lui propone il mese di gennaio) in cui non ci sono attività o appuntamenti o proposte, per “raccogliersi in una preghiera più distesa, in conversazioni più gratuite, in serate familiari più tranquille”.
Guardo al calendario della Comunità, che si sta già riempiendo di appuntamenti, con la ripetizione di proposte e attività consuete, e mi chiedo: ci sarà davvero un tempo “giubilare” per far riposare la mente e il cuore e per discernere se tutto quello che facciamo davvero porterà frutto?