La Parola del Parroco
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14 Aprile 2024
Giovedì scorso si è tenuto un interessante incontro su un tema importante: Fine vita, cure palliative, suicidio assistito, testamento biologico. Grazie alla chiarezza epositiva dei relatori ci si è addentrati in questioni che spesso vengono dibattutte superficialmente sui giornali, sui social o alla TV, più spesso generando confusione o veicolando ideologie di certi gruppi. Come è stato detto nell’introduzione alla serata si è voluto affrontare argomenti che raramente sono oggetto di serio confronto o che non volentieri sono presi in considerazione. Inoltre esistono punti di vista diversi (non solo tra credenti e non credenti) e proprio per la delicatezza del tema invocano non la contrapposizione o il compromesso ma la mediazione per arrivare ad accordi che sfocino anche in leggi che oggi mancano in Italia.
Dall’incontro traggo alcune provocazioni su cui è bene riflettere. In questo tempo pasquale stiamo proclamando la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte, il dono della vita vera e definitiva di Dio che è il senso della stessa missione di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). Noi dobbiamo essere impegnati a promuovere la vita e quindi anche a curarla (non solo medicalmente). Il dolore e la malattia non sono un bene e non sono voluti da Dio (nemmeno sono un suo castigo!). Possono essere situazioni in cui vivere la fede come ha fatto Gesù sulla croce, in quella sofferenza e morte che gli è stata inflitta dagli uomini.
In secondo luogo sono importanti le relazioni. Quella tra paziente e medico, tra paziente e parenti, tra parenti e medici. Sebbene le scelte importanti debbano essere fatte solo dal malato (come quello di sospendere le cure), tuttavia non deve essere prese in solitudine ma in una rete di relazioni. Da qui la convenienza di affrontare prima certi argomenti (la malattia, la morte) anche se oggi nessuno vuole parlarne. Penso alla questione del “dire la verità” a chi ha ricevuto una diagnosi infausta e gli resta poco tempo da vivere; collegata a ciò, la richiesta, sempre meno espressa, di dare l’estrema unzione (per non far capire…).
Da ultimo l’insegnamento della Chiesa sia con il Catechismo che con i documenti del Magistero danno indicazioni chiare che però esigono sempre il discernimento per “applicarle” alla situazione concreta. Ciò chiede quindi di conoscere queste indicazioni ma nello stesso tempo di formare una coscienza retta che si lasci illuminare da Dio, dal Dio che ci custodisce nella vita presente ma che ci dona anche vita oltre la morte.