La Parola del Parroco
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14 Gennaio 2024
«Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio». È una delle otto beatitudini che troviamo nel Vangelo secondo Matteo al cap. 5, la pagina che apre il cosiddetto “discorso del monte”. In questo mese di gennaio che in cui si vuole mettere al centro dell’attenzione e ancora di più delle nostre preghiere il tema della pace, invito a rileggere il capitolo sesto della proposta pastorale del nostro Arcivescovo dedicata proprio a questo tema. Parto dall’invito finale della seconda parte de capitolo con i suggerimenti pratici per essere “operatori di pace”. Mons. Delpini chiede di rilanciare le iniziative nate per aiutare a riflettere sul tema della pace e quindi mi pare importante partecipare alla marcia della pace che si terrà a Varese sabato prossimo. È un modo per testimoniare la nostra volontà di pace per il mondo e tener viva negli altri la preoccupazione per le tante guerre in atto.
L’Arcivescovo, che in tutta la proposta pastorale invita a considerare la vita come un dono e come una vocazione, constatando che spesso i mass media danno notizie selezionate, invita a metterci in ascolto della Buona Notizia della Parola di Dio. Essa chiama ad essere operatori di pace e figli di Dio: «I figli amati da Dio operano ogni giorno per la pace, seguono Gesù, che è la nostra pace, e ne imitano lo stile. Così, non possono tacere né sottrarsi ad annunciare la Parola di Dio che condanna il gesto fratricida e perciò anche le politiche di guerra, gli interessi di guerra, le passioni che si scatenano nelle guerre». Ciò si traduce poi in comportamenti “pacificatori” con cui si costruiscono «rapporti di amicizia, di collaborazione, di rispetto reciproco».
Sento spesso, purtroppo, i racconti di chi svolge un lavoro a contatto con la gente che, soprattutto dopo la pandemia, pare meno “pacifica” e più pretenziosa, collerica, suscettibile, scontrosa. Certamente la pandemia ha esasperato gli animi e ha lascito strascichi anche a livello comportamentale (con la “paura” dell’altro per il rischio contagio). Tuttavia credo che dobbiamo tutti impegnarci a ritrovare quella pace interiore che si traduce in mitezza e umiltà negli atteggiamenti con cui ci approcciamo agli altri. Non possiamo lamentarci ed essere preoccupati per le guerre in atto nel mondo, se poi non siamo capaci noi per primi a “operare la pace” con coloro cui abbiamo a che fare ogni giorno. Dobbiamo metterci alla scuola di Gesù: «imparate da me che sono mite e umile di cuore». Dobbiamo vivere più consapevolmente la chiamata ad essere figli di Dio e quindi fratelli di tutti.