La Parola del Parroco
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19 Novembre 2023
Quando ho chiesto al “nostro” padre Jean Marie (prete diocesano della Repubblica Democratica del Congo, da decenni legato alla parrocchia di Venegono Inferiore dove vive sua sorella) di indicarmi un progetto da finanziare con le offerte, frutto di rinunce, raccolte durante questo Avvento, mi sono commosso nel leggere quanto ci ha proposto: la realizzazione di una sala per la mensa dei poveri. Il paese dove vive padre Jean Maria da trent’anni è in stato di guerra con la presenza di molte bande armate che si combattono tra loro. Come per ogni guerra, oltre alla morte di tante persone e alla distruzione di villaggi, aumenta la povertà generale, l’insicurezza e la mancanza di lavoro. Insomma, la maggior parte dei congolesi vive in povertà. Dunque sono loro i primi bisognosi di aiuto.
Tuttavia, pur nella loro povertà il pensiero va ai più poveri! Mi ha scritto padre Jean Marie: “Sono persone di tutte le età che ogni settimana vengono per chiedere assistenza alle Suore Angeliche nella parrocchia di Murhesa. Hanno bisogno di tutto ma non potendo risolvere tutti i loro problemi, le suore cercano di dare il cibo e organizzare la mensa settimanale affinché abbiano almeno da mangiare… Ciò rientra nel grande progetto di lotta contro la malnutrizione causata dalla povertà estrema… Vorrei costruire una sala per l’accoglienza di questi poveri nel rispetto della loro dignità. Qui ci sarà la possibilità di aiutarli, senza rimanere in balia della pioggia e accogliergli in un posto comodo, in una sala dove potremo organizzare la mensa per loro. È una struttura che useremo anche per l’animazione spirituale e altri tipi di sensibilizzazione».
Mi hanno sempre insegnato che “la carità è intelligente” e che “il bene va fatto bene (e che faccia bene anche a chi lo fa)”. Non ci si accontenta di dare da mangiare ma si vuole rispettare anche la dignità dei poveri. A volte è più facile limitarsi ad una frettolosa elemosina per sbarazzarsi di un medicante “fastidioso” che fermarsi a chiedere come si chiama, da dove viene, e perché è costretto a mendicare, guardandosi negli occhi. A volte i volontari delle nostre Caritas mi riferiscono di critiche ricevute perché oltre l’essenziale per sfamarsi viene dato ciò che sembra superfluo (qualche dolce, il caffè…), come se i poveri da assistere non possano godere di qualche “piacere” che mitighi la sofferenza della propria indigenza. Forse dovremmo essere noi, che non siamo poveri, ad avere qualche scrupolo nello spendere molto per il superfluo sapendo che ci sono ancora persone che muoiono di fame!