La Parola del Parroco
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12 Novembre 2023
Ho visto di recente un film (“Grazie ragazzi”). Narra di un attore ingaggiato dal carcere di Velletri per un laboratorio di teatro con alcuni detenuti. Dopo la buona riuscita dello spettacolino, l’attore-regista propone alla direttrice del carcere di mettere in scena con i cinque detenuti-attori un copione impegnativo: “Aspettando Godot” di Samuel Beckett che racconta l’attesa del “Signor Godot” che però non arriverà mai. L’idea è venuta all’attore-regista provocato dalla dichiarazione dei detenuti stessi che vivevano un’attesa dell’uscita dal carcere, ritmata dalle piccole attese nella piatta routine del carcere: sveglia, colazione, ora d’aria, pranzo… Il teatro ha un successo tale che iniziano una tournée in Italia fino al famoso Teatro Argentina di Roma. Prima di andare in scena i detenuti scappano ma in poco tempo saranno tutti riacciuffati. Ciò che mi colpisce è che una volta “evasi” essi godono della libertà riconquistata accontentandosi di cose “banali” ma certamente “normali” per chi vive fuori dal carcere.
Con l’Avvento che oggi iniziamo anche noi viviamo un’attesa. Attendiamo Gesù nel suo Natale. Crediamo che, diversamente dal Signor Godot, Egli verrà. “Vivo un’attesa che finirà… perché tu prometti: “Ritornerò”. Sono le parole di una strofa di un canto che ci accompagnerà in questo tempo di Avvento. Non dobbiamo dimenticare che tutta la nostra vita cristiana e la vita della Chiesa nella storia è attesa del “ritorno del Signore” alla fine dei tempi che Dio Padre conosce. Lo diciamo in ogni S. Messa: “Nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Signore Gesù Cristo”. Quella “beata speranza” che nutre la fiducia nel ritorno del Signore, deve essere vissuta nelle piccole attese di ogni giorno. Nella nostra routine, che a volte pare piatta e banale, viene il Signore, si fa presente, si incarna nella nostra quotidianità, e ci dà la grazia, che è il suo amore, con cui possiamo vivere la nostra libertà nel compiere il bene.
Contro il rischio di attendere solo cose banali, dobbiamo imparare ad attendere il Signore ogni giorno. Se ogni giorno facciamo esperienza del suo venire nella nostra vita che ci rende capaci di fare il bene, allora sapremo anche attendere la sua venuta alla fine dei tempi. Un’attesa che ci dà la speranza che il grigiore dei nostri giorni, le nostre sofferenze e quelle di questo mondo, le guerre che paiono non finire, tutto questo terminerà perché trionferà il Signore con il suo amore che illumina, guarisce e dona pace.
Allora, assieme a tutta la Chiesa, viviamo questo tempo di attesa, invocando: Vieni, Signore Gesù!