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05 Novembre 2023
Non so se i titoli e gli slogan possono servire a sintetizzare un messaggio o a lanciare una provocazione. Di solito le Giornate, che la Chiesa indice invitando i credenti a porre attenzione ad un tema o a una realtà, hanno un titolo, uno slogan. Oggi nella nostra Diocesi, in questa domenica ultima dell’Anno liturgico ambrosiano, si celebrano la Giornata diocesana della Caritas e la Giornata mondiale dei Poveri. A entrambe, quest’anno, è stato dato un motto: per la prima: “Stupiti dall’umanità di Gesù”. La comune responsabilità per l’umano; per la seconda “Non distogliere lo sguardo dal povero” (Tb 4,7). Quale messaggio ci suggeriscono questi due titoli?
Il primo, per la Giornata diocesana della Caritas, vuole invitare anzitutto coloro che operano nelle Caritas parrocchiali ma anche tutti quelli che si danno da fare nel segno della carità, a contemplare l’umanità di Gesù. Scrive un teologo: «Solo alla luce del mistero di Cristo e seguendo il suo esempio, infatti, si potrà realizzare ciò che è autenticamente umano e si potranno vincere le tante situazioni di povertà e di disonestà, di egoismo e odio, d’ingiustizia e violenza, di oppressione e repressione, che sono sempre un attentato all’umanità e alimentano disumanità». Credo che accanto ai nostri volontari delle nostre Caritas, a cui va la riconoscenza di tutta la Comunità, possono esserci molti altri che nella loro quotidianità vivranno la carità se sapranno contemplare l’umanità di Gesù e quindi guardare gli altri che vivono accanto a noi dandosi da fare per chi è in necessità.
Il secondo motto, che titola il messaggio del papa per la VII Giornata mondiale dei poveri, è preso dal libro di Tobia. È un libro della Bibbia, che narra la vicenda edificante di Tobi e del figlio Tobia, in esilio a Ninive, animati da vera carità. Scrive il papa: «Quando siamo davanti a un povero non possiamo voltare lo sguardo altrove, perché impediremmo a noi stessi di incontrare il volto del Signore Gesù. Ognuno è nostro prossimo. Siamo chiamati a incontrare ogni povero e ogni tipo di povertà, scuotendo da noi l’indifferenza».
Unendo
i due titoli quindi possiamo affermare che, se guardiamo a Gesù, lo
contempliamo, attraverso i racconti evangelici, nella sua umanità, saremo
spinti a volgere lo sguardo ai poveri per ritrovare lo stesso volto di Gesù.
Allora le opere di carità che la nostra Comunità è chiamata a vivere non
saranno solo un impegno di alcuni “operatori”, ma di tutti noi che alla fine
della nostra vita saremo giudicati sulla carità e misericordia fatta ai poveri,
sapendo che l’abbiamo fatta a Gesù stesso.