La Parola del Parroco
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23 Aprile 2023
«Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra e con l’assemblea degli angeli e dei santi canta in coro...». In questo tempo pasquale la liturgia ci fa pregare queste parole concludendo alcuni prefazi (la preghiera prima del canto del Santo, santo, santo..). Mentre lo prego mi chiedo: davvero l’umanità esulta, vive la gioia per la risurrezione di Gesù? Oltre all’indifferenza o alla non conoscenza di Gesù e della sua morte e risurrezione per la salvezza di ogni uomo, le notizie di questi mesi e degli ultimi giorni mi portano a pensare ad una umanità ferita dalle guerre, dalle discordie, dalla fame, dall’angoscia per il futuro. La ripresa del conflitto in Sudan, le tensioni in Israele, la guerra in Ucraina, le manovre cinesi attorno a Taiwan, la guerra civile in Siria… mi portano a chiedermi: come gioire in mezzo a tanta sofferenza e tristezza?
Se lo è chiesto anche l’arcivescovo nella sua proposta pastorale, nei paragrafi dedicati al canto dell’Alleluia: «Il mistero della gioia sembra diventato un enigma piuttosto che una grazia. La vita è segnata da troppo soffrire, da troppe preoccupazioni per sé e per gli altri, da troppi motivi di tristezza: come è possibile la gioia?». Mons. Delpini prosegue ricordando l’episodio dei due discepoli di Emmaus a cui si fa compagno di strada il Signore Risorto. Egli si affianca a loro, ascolta i loro discorsi, nota che i loro volti sono tristi. È la tristezza di chi ha assistito alla fine tragica del proprio maestro e alla delusione che ne è derivata, sfumando ogni loro speranza nella liberazione di Israele dal dominio oppressivo dei Romani. Come loro siamo anche noi: «Come quel pomeriggio di Pasqua, i discepoli di sempre camminano portando il peso della vita, le delusioni, i drammi e le ferite di ogni storia personale, familiare, comunitaria». Portiamo la sofferenza dell’umanità per i focolai di guerra che la dilaniano e paiono non finire.
Abbiamo però la grazia di avere accanto a noi il Risorto e di riconoscerlo presente, soprattutto nell’eucaristia: I discepoli, «senza che l’esistenza sia diventata più facile, senza che i problemi siano risolti, portando in chiesa la loro vita, offrendola come povero gemito sull’altare, nella forma di un po’ di pane e di vino mescolato con acqua, incontrano il principio della gioia quando la Parola della Scrittura fa ardere il loro cuore e riconoscono Gesù “allo spezzare del pane”». Portiamo nella S. Messa questa umanità dolente e incontriamo Colui che dona la gioia vera perché ha vinto il peccato, il male e la morte e vincerà anche ogni resistenza alla pace.