La Parola del Parroco
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04 Settembre 2022
Oggi e domenica 18 settembre saranno presenti durante le Ss. Messe festivi i “nostri” missionari comboniani per aiutarci a riflettere sulla missionarietà della Chiesa. Ho usato l’aggettivo possessivo “nostri” perché i padri e i fratelli comboniani che abitano nel territorio della nostra Comunità Pastorale, in forza dei 100 e più anni di presenza, fanno parte della nostra famiglia e “sono di casa”. La felice sorpresa del prosieguo della presenza della loro Comunità a Venegono Superiore, rispetto a dichiarate decisioni di chiusura e vendita dell’immobile, ci spinge a valorizzare ancor di più i nostri missionari.
La loro Comunità si rinnova anche con nuove presenze che impareremo a conoscere e a cui fin d’ora diamo il nostro “benvenuto”: padre James, padre Mario e padre Stefano. A loro saranno anche affidati due “postulandi” cioè persone che iniziano il cammino di discernimento per comprendere se sono chiamati a diventare “fratelli comboniani” come desiderano nel cuore. Dopo padre Eugenio, saluteremo anche padre Antonio, destinato alla Comunità di Rebbio, esprimendogli la riconoscenza per la sua preziosa presenza e collaborazione.
Il mio desiderio è quello di non limitarci a “sfruttare” i missionari comboniani solo per l’aiuto necessario che possono offrire per la celebrazione dei sacramenti. Come – penso – ci diranno nelle celebrazioni di queste domeniche, essi ci richiameranno all’impegno di annunciare il Vangelo. La Buona Notizia di Gesù è da annunciare anzitutto a coloro che ancora non la conoscono. E quindi servono missionari da inviare. Purtroppo in questi ultimi decenni è calato drasticamente il loro numero, soprattutto in quei paesi europei che storicamente “sfornavano” decine di missionari e missionarie, compresa la nostra Italia. Tra i tanti motivi, quello che mi colpisce è il “relativismo”: non si ritiene necessario trasmettere la fede cristiana a chi non l’ha perché ciascuno deve essere lasciato libero di vivere la propria religione in quanto ogni religione è valida. Ma che cosa c’è di più bello di credere e sperimentare che Dio è nostro Padre e che ci dona il suo amore che è vita vera definitiva ed eterna, come Gesù ci ha rivelato?
Infine mi auguro che i nostri missionari ci aiutino a trovare le nuove vie per ri-evangelizzare i nostri paesi di antica tradizione cristiana ma ormai scristianizzati. Contando sulla loro disponibilità, mi piacerebbe avviare una riflessione che porti a nuovi progetti da sperimentare e a ripensare in chiave missionaria alcune attività pastorali (per es. la visita alle famiglie, l’accompagnamento dei genitori dell’Iniziazione Cristiana). Per ora iniziamo a pregare per loro!