La Parola del Parroco
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19 Giugno 2022
Non ho trattenuto la commozione sabato salutando don Massimo dopo la celebrazione eucaristica nella quale è stato ordinato prete. Esattamente ventotto anni prima, sabato 11 giugno 1994, anche io diventavo sacerdote, consacrato dal Card. Martini. Abbracciare don Massimo come confratello nel sacerdozio, dopo questi anni vissuti assieme, ha significato donare pienezza di vita all’amicizia e alla fraternità che hanno caratterizzato il rapporto con me, con don Luca e con Christian. Mi sono commosso per la sua gioia di diventare prete dopo un lungo percorso, dopo molte esperienze. Ho rivissuto la mia di quel giorno di diversi anni fa; la mia gioia di essere prete, di essere al servizio del popolo di Dio.
Il servizio dei presbiteri è principalmente quello di presiedere l’eucaristia celebrata da tutto il popolo di Dio, popolo sacerdotale. A me e ai miei compagni di ordinazione, il Card. Martini nell’omelia di quel giorno diceva: «La vostra vocazione apostolica non nasce perciò primariamente dal guardare agli uomini, alle loro necessità, ai loro bisogni. Nel suo compiersi maturo, la vostra vocazione apostolica è frutto della contemplazione del crocifisso: uno che è morto per tutti. Così la vocazione presbiterale trova nell’eucaristia il suo alimento fondamentale, privilegiato, nella memoria quotidiana di colui che dà il suo corpo il suo sangue per noi e per tutti».
Oggi don Massimo presiederà per noi la S. Messa (non esattamente la prima, dato che nei giorni scorsi è tornato a Venegono e ha già celebrato con noi). Per questo lieto evento abbiamo scelto di collocare le Giornate Eucaristiche. Queste ci hanno invitato ad adorare il sacramento dell’eucaristia, l’ostia “esposta” per la nostra contemplazione. In tempi difficili per la pandemia e per la guerra in Ucraina, con il loro carico di morte e di sofferenza, con la conseguente preoccupazione per l’economia, siamo chiamati a sollevare lo sguardo dai nostri problemi e da quelli del mondo (di fronte ai quali ci sentiamo impotenti), per fissare i nostri occhi sul sacramento di un “amore fino all’estremo”, di colui che è morto per tutti.
L’augurio che formulo a don Massimo (e anche a don Emanuele, prete novello che da seminarista è stato nella nostra Comunità) è quello di tenere sempre lo sguardo rivolto al Crocifisso e, presiedendo l’eucaristia per il popolo di Dio, poi sappia guardare al mondo e ai suoi bisogni e per essere segno tangibile dell’amore di Dio per ogni uomo. Noi gli promettiamo di continuare a pregare per lui e per il suo ministero