La Parola del Parroco
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08 Maggio 2022
«Vi ho chiamato amici». Sono parole che ascoltiamo nel brano evangelico secondo Giovanni proclamato nella S. Messa di questa domenica. Gesù le rivolge ai suoi discepoli, nell’ultima cena, quando consegna il comandamento dell’amore; un amore che nella sua forma «più grande» è vissuto nel «dare la vita per i propri amici». Come farà lui stesso proprio per loro con la sua imminente morte in croce e con la sua risurrezione. E nel dare la vita, nel segno dell’amore, renderà i suoi discepoli capaci di dare a loro volta la vita agli altri. Infatti il suo comandamento dell’amore, che consegna ai suoi discepoli, implica la reciprocità: «amatevi gli uni gli altri»; e si fonda sull’amore ricevuto da lui: «come e siccome io ho amato voi».
Il nostro Arcivescovo, parlando dell’unità che la nostra Chiesa è chiamata a vivere, nella sua proposta pastorale, sottolinea che la comunione nella Chiesa che genera l’unità, si realizza nella reciprocità. E spiega: «Nel Vangelo secondo Giovanni l’amore non è certo offerto calcolando la risposta: raggiunge il frutto più desiderabile quando non si riduce a un servizio per l’altro, ma suscita nell’altro la capacità e la disponibilità ad amare, rende amici, impegna in una dedizione reciproca. Non solo amare, ma anche lasciarsi amare, non solo lavare i piedi, ma lasciarsi lavare i piedi».
È importante sottolineare questo aspetto. A volte rischiamo di pensare all’amore evangelico solo come una dedizione totale gratuita senza contraccambio. Tuttavia Gesù non dice solo: “ama il prossimo”, ma «amatevi gli uni gli altri» non nel senso di amare solo se si è certi o si spera che l’altro ci ami a sua volta. Bisogna amare desiderando che l’altro si lasci amare e così possa amare. Per questo mons. Delpini afferma che «La reciprocità come forma matura dell’amore è la vocazione di ogni uomo e di ogni donna… La reciprocità come forma matura dell’amore è l’esperienza di ogni vera amicizia».
Nella nostra Comunità siamo chiamati a favorire la vocazione sponsale come pure le forme di amicizia. E credo che queste siano anche il terreno buono perché fioriscano anche vocazioni alla vita consacrata, per le quali preghiamo in questa domenica con tutta la Chiesa. In una comunità dove gli sposi testimoniano l’amore reciproco, dove si vivono belle amicizie in cui ci si vuole bene a vicenda, si impara quell’amore che arriva a donare la vita a servizio della Chiesa. Proprio perché si sperimenta nella Comunità la gioia di sentirsi amati dal Signore, nell’amore reciproco, può maturare anche la capacità di amare a propria volta consacrando tutta la vita al servizio degli altri.