La Parola del Parroco
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23 Gennaio 2022
Il brano tratto dalla seconda lettera di S. Paolo inviata alla comunità cristiana di Corinto, che leggiamo nella celebrazione eucaristica odierna, fa riferimento alla raccolta di fondi (una colletta) da parte delle comunità cristiane fondate dall’apostolo per aiutare la comunità cristiana di Gerusalemme in difficoltà. A convincere ad essere generosi è anche un senso di riconoscenza che suscita il dovere di “sdebitarsi”. Infatti S. Paolo ricorda a queste comunità composte da pagani convertiti al Vangelo che dalla Chiesa “madre” di Gerusalemme è arrivato il dono della fede in Gesù Cristo. Così il ringraziamento può e deve anche tradursi in un gesto concreto di solidarietà che esprime efficacemente la comunione tra le Chiese. Inoltre l’occasione di questo argomento induce l’apostolo a scrivere ai Corinti riflessioni sulla gestione dei propri beni e alla generosità verso chi ha bisogno.
Se penso a tante iniziative proposte in questi anni per le quali è stata attivata una raccolta di fondi (da quelle ordinarie in Avvento e in Quaresima, per la Gionata Missionaria, per la Carità del Papa, per il Seminario, a quelle straordinarie come l’emergenza covid, o legate a lavori nelle nostre due parrocchie), devo riconoscere che la nostra Comunità è molto generosa. E non si può che dire: grazie! Certamente è da riconoscere che la maggior parte delle famiglie vivono un benessere che permette di elargire il superfluo. È anche da precisare che molti di quelli che fanno offerte appartengono alla fascia della terza età. Essi sono cresciuti con il senso di appartenenza alla Comunità e di dovere della carità per cui anche nel caso non si possano elargire somme significative, tuttavia si vuole donare qualcosa per contribuire alle spese. Come dico spesso: sono gocce di bene che alimentano il mare della bontà a cui non affluiscono i fiumi dei ricchi!
Mi chiedo come possiamo educare le famiglie giovani a questa generosità che, per le nostre parrocchie, in futuro sarà sempre più necessaria per il mantenimento delle strutture e, forse, anche dei propri sacerdoti. Ci sono molti pregiudizi da vincere e luoghi comuni da sfatare circa la ricchezza della Chiesa, confondendo entità diverse (un conto è la parrocchia e un conto è il Vaticano…). C’è da aiutare a rendersi conto che anche le attività di una comunità hanno dei costi: trovare la chiesa riscaldata, illuminata, pulita e così i locali parrocchiali non può essere una “scoperta”, se uno vive con i piedi per terra (soprattutto in questi mesi in cui subiamo il rincaro delle bollette!). Per tutti valga l’esortazione di S. Paolo: «ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia».