La Parola del Parroco
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16 Gennaio 2022
In questa domenica, seconda dopo l’Epifania, il rito ambrosiano ci propone sempre come lettura evangelica della S. Messa il racconto del “miracolo” delle nozze di Cana. Il motivo è che anche questo episodio, come quello dei magi, del Battesimo di Gesù e, domenica prossima quello della moltiplicazione dei pani, sono considerati tutti “manifestazione” (epifania) della “gloria” di Gesù e, in lui, quella di Dio. Così infatti termina il racconto del vangelo odierno: «egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». Ma che cosa è la gloria? Non è certo il successo e la fama; non è la dimostrazione di superpoteri con cui Gesù fa i miracoli. Essa è invece la presenza amorevole di Dio nei confronti dell’uomo; amore che unisce il Figlio al Padre e che viene donato agli uomini.
È bello che questa manifestazione, che la visibilità dell’amore di Dio avvenga anche in una festa nuziale e che il segno (come viene definito dall’evangelista Giovanni) certo prodigioso dell’acqua mutata in vino, della gioia abbondante e nuova donata a due sposi sia definito «l’inizio dei segni»; più esattamente Giovanni scrive: “l’archetipo dei segni”, cioè il prototipo degli altri sette segni che i leggono nei successivi capitoli del quarto vangelo. Ridare la gioia dell’amore è la missione del Figlio di Dio venuto nel mondo; e soprattutto ridonarla agli sposi. Ciò avviene in modo significativo con il sacramento del matrimonio. Ad esso si prepareranno nove coppie della nostra Comunità attraverso il percorso che inizierà domenica prossima: li affido fin da ora alle vostre preghiere. Come ho detto a loro, scegliere di celebrare il sacramento del matrimonio non è solo “sposarsi in chiesa” con una bella cerimonia. È molto di più! È scegliere di lasciare che il Signore faccia del loro amore sponsale il segno del suo amore (come lui ama!) per l’umanità. È decidere di essere “manifestazione” della gloria di Dio. Ci si assume una responsabilità che può essere adempiuta solo in forza della fede (come per ogni sacramento), quella che permette di fidarsi di amare come Gesù insegna fino al dono totale di sé, perché così si è amati da lui.
Se questo può sembrare un impegno oneroso, invece può essere vissuto scoprendo che amare come Gesù dà pieno compimento al desiderio di amare della coppia. A Cana Gesù usa l’acqua destinata alla purificazione rituale (il desiderio di essere buoni) per tramutarla in vino eccellente che permette alla festa nuziale di essere “riuscita”, che permette all’amore umano di sprigionare tutta la potenza di cui Dio l’ha dotato. Dunque come sposi ci si scopre capaci di amare e così di essere segno dell’amore di Dio che raggiunge ogni uomo.