La Parola del Parroco
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21 Novembre 2021
«Tempo del primo avvento / tempo del secondo avvento / sempre tempo d'avvento: / esistenza, condizione / d'esilio e di rimpianto…Tempo del concepimento / di un Dio che ha sempre da nascere. / (Quando per la donna è giunta la sua ora / è in grande pressura / ma poi tutta la sua tristezza / si muterà in gaudio / perché è nato al mondo un uomo.)». Inizia così una poesia (La ballata della speranza) di padre David Maria Turoldo, che rileggo ogni inizio d’Avvento perché, assieme alla Parola di Dio, mi aiuta a disporre il cuore nella spiritualità dell’attesa che questo tempo ci chiede preparandoci al Natale. Il poeta paragona l’intera storia umana come tempo d’attesa (sempre tempo d’avvento) in cui è sempre concepito un Dio vuole sempre nascere. E ricorda che ogni parto è però segnato dalle due fasi prima del dolore per le doglie e poi della gioia per la nuova vita. Questo accenno è fatto quasi citando il paragone che Gesù usa nei discorsi dell’ultima cena che troviamo nel Vangelo secondo Giovanni (16,21). La morte di Gesù genera tristezza nei suoi discepoli: «ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia». È la gioia della risurrezione, della vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte, la gioia di una umanità che rinasce. Di questa gioia che scaturisce dopo il dolore, come in un parto, deve allietarsi la Chiesa, dice il nostro Arcivescovo nella sua proposta pastorale: «I discepoli di Gesù, destinatari della rivelazione che genera la gioia piena, partecipano delle vicende talora serene, spesso drammatiche e tragiche della storia umana, piangono con chi piange, soffrono con chi soffre». Viviamo allora questo tempo di attesa del Natale non dimenticando le tante situazioni di sofferenza di uomini e donne che vivono accanto a noi o nel mondo (penso ai profughi sul confine polacco), senza cedere all’effetto anestetizzante di un certo modo di celebrare il Natale, sdolcinato e consumistico. La gioia per la nascita del Figlio di Dio sarà vera solo se scaturirà da cuori che accolgono il Salvatore del mondo, di quel mondo che vive il travaglio di cui sappiamo condividere il dolore. La gioia del Natale sarà vera se diventerà come il sorriso e il canto dei martiri. Scrive mons. Delpini: «C’è qualche cosa di misterioso nella paradossale gioia dei martiri e dei santi che sanno sorridere e cantare anche quando sono perseguitati e maltrattati, disprezzati e insultati, provati in mille modi dalle fatiche e dalle ostilità che incontrano nella loro stessa casa e comunità». In questo momento della storia della Chiesa in cui siamo messi alla prova in un mondo che pare aver dimenticato Dio, non dobbiamo scoraggiarci o cedere alla tristezza, ma dobbiamo sorridere perché crediamo in «un Dio che ha sempre da nascere».