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07 Novembre 2021
Nella nostra Diocesi oggi si celebra la Giornata della Caritas e la Giornata Mondiale dei Poveri. Per quest’ultima ricorrenza la frase biblica scelta per la riflessione è presa dal Vangelo secondo Marco (14,7): «I poveri li avete sempre con voi». Vi invito a leggere il messaggio del papa che ci aiuta a meditare su queste parole. Aggiungo qualche mia considerazione. Quella frase potrebbe essere una constatazione rassegnata davanti ad un sistema sociale incapace di eliminare la povertà. Anche le ideologie del passato (penso al comunismo) che hanno tentato di mutare le condizioni di miseria di molti, non ne sono state capaci. È la presenza del peccato sociale che genera ingiustizia (e nello stesso tempo il desiderio di vincerla). È interessante che la frase di Gesù alluda alle parole del libro del Deuteronomio che nel cap. 15 sembrano contraddittorie. È il capitolo circa l’anno sabbatico celebrato ogni sette anni, l’anno in cui si dovevano anche condonare i debiti, dato che ci sarebbe stato benessere per tutti. Il v. 4 dice: «Del resto non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà in possesso ereditario». Poco dopo però, raccomandando di essere generosi e non esigere il pagamento dei debiti al sesto anno (eludendo furbescamente l’anno sabbatico), il v. 11 dice: «Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra». Se da una parte Dio dona la sua benedizione (e cioè anche benessere) perché non ci siano poveri nel paese a condizione che il popolo metta in pratica i suoi comandamenti, tuttavia il peccato, che induce a disobbedire, genera la povertà. È quindi da vincere la rassegnazione o, peggio, la convinzione che sia “normale” in un sistema sociale la presenza dei poveri. Dobbiamo essere consapevoli che invece sono anche i nostri comportamenti far nascere la povertà degli altri. Scrive il papa: «Uno stile di vita individualistico è complice nel generare povertà, e spesso scarica sui poveri tutta la responsabilità della loro condizione. Ma la povertà non è frutto del destino, è conseguenza dell’egoismo. Pertanto, è decisivo dare vita a processi di sviluppo in cui si valorizzano le capacità di tutti, perché la complementarità delle competenze e la diversità dei ruoli porti a una risorsa comune di partecipazione». Io credo che anche nella “piccola” società che sono i nostri paesi si possono attivare questi processi. Dobbiamo inventare forme di collaborazione tra istituzioni, imprese, associazioni per innescare circoli virtuosi di aiuto per risollevare dalla condizione di povertà i bisognosi che abitano in mezzo a noi. Non bastano interventi solo per tamponare le emergenze; non è sufficiente nemmeno un’elemosina. È da creare un sistema intelligente (come deve essere sempre la carità!) perché i poveri non siano più tali.