La Parola del Parroco
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20 Giugno 2021
In queste settimane abbiamo celebrato e
celebreremo prime Comunioni, battesimi e matrimoni. Si rinnova così la grazia
di sacramenti donata da Dio, grazia scaturita dalla Pasqua di Gesù. Il Signore
Risorto fa partecipi della sua stessa vita definitiva e vita d’amore tutti
coloro che ricevono i sacramenti perché possano vivere di quella vita. E nello
stesso tempo edifica la comunità intera nella quale vivono coloro che li
celebrano perché i doni di Dio sono sempre per far crescere la sua Chiesa nella
comunione e nella missione. Come ho sottolineato nella celebrazione delle Prime
Comunioni, in questo tempo facciamo maggiore esperienza della gratuità dei
sacramenti, del loro essere “dono” segno di un amore di Dio Padre, che va oltre
i meriti, la bravura e la preparazione. Questa, infatti, in modo più evidente
con i ragazzi e ragazze della Prima Comunione, non è stata realizzata
attraverso il cammino classico della catechesi in presenza. E anche
l’accompagnamento delle famiglie dei battezzandi è stato ridotto al “minimo
indispensabile” a causa delle restrizioni. Con le coppie che si sono preparate
alla celebrazione del sacramento del matrimonio abbiamo dovuto fare incontri online.
Rimane anche significativo che nei nostri paesi la maggior parte chieda di
celebrare i sacramenti, sebbene molte famiglie o persone non siano praticanti.
Se questo dato può consolare, rispetto ad altre situazioni della Chiesa dove
sono al minimo le richieste di sacramenti (in Francia fra una ventina d’anni
non ci saranno più battesimi, avanti di questo passo), tuttavia a volte mi
interrogo se abbia senso e sia rispettoso dei sacramenti stessi proseguire con
questa modalità pastorale che accontenta tutti quelli che chiedono di celebrare
un sacramento, senza troppe pretese circa un serio cammino di preparazione (un
adulto che vuole essere battezzato vive prima il catecumenato per almeno due
anni), perché altrimenti non dovremmo quasi più celebrarli… E se invece la
scommessa che dobbiamo accettare e in cui dobbiamo impegnarci fosse “il dopo”?
Dopo il Battesimo, dopo la Prima Comunione (e la Cresima), dopo il Matrimonio?
Se ci pensiamo bene, ogni sacramento sviluppa la sua efficacia e la sua
potenzialità per renderci a immagine di Gesù, dopo averlo ricevuto. E se è vero
che dopo la celebrazione dei sacramenti molti non si vedono più (esempio
classico è quello del “dopo Cresima”) e che le proposte messe in atto non hanno
raccolto adesioni (incontri per le famiglie dei battezzati, catechismo post
Cresima…), non dobbiamo scoraggiarci ma trovare nuove modalità al fine di far
germogliare il seme gettato nel cuore. Anche perché la mancata fioritura e il
frutto assente impoveriscono la nostra comunità, lasciando che il deserto
avanzi.