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11 Aprile 2021
Abbiamo appena celebrato la Santa Pasqua di risurrezione di Gesù morto crocifisso per la nostra salvezza. In questa domenica ascolteremo dal vangelo secondo Giovanni l’episodio dell’incontro del Risorto con i suoi discepoli nella sera di domenica e, otto giorni dopo, ancora la sua apparizione a loro, presente anche l’incredulo Tommaso. Quando Gesù, vivo con i segni della passione, si manifesta ai suoi la prima volta e invoca su di essi la pace, cioè la pienezza di ogni bene che viene da Dio, dopo aver soffiato su di loro (gesto che ricorda quello di Dio creando l’uomo) dice: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». La vita di Dio (lo Spirito), vita d’amore, forza trasformatrice, si evidenzia nella remissione dei peccati per opera dei discepoli. Il peccato è mancanza di amore, resistenza all’amore di Dio attraverso lo Spirito di Gesù morto e risorto. Dunque celebrare la Pasqua di Gesù è celebrare la remissione dei peccati, la potenza di Dio che è in noi perché sappiamo vincere il peccato e il diavolo che ci tenta ad esso. Queste brevi riflessioni mi portano a interrogarci sul senso del peccato e sull’esigenza di celebrare il Sacramento della Riconciliazione (la confessione). Ripensando alle confessioni prima di Pasqua, l’interrogativo è da porre seriamente. La situazione pandemica attuale con i giustificati timori che suscita, ha ulteriormente scoraggiato la celebrazione di questo sacramento, uno dei più “in crisi” nella pratica cristiana. Se negli anni passati molti non si sono confessati neanche a Pasqua, ancor di meno quest’anno. Nonostante le parole confortanti di papa Francesco sulla misericordia di Dio (che proprio oggi vede la sua celebrazione con la “Domenica della Divina Misericordia”), nonostante gli inviti a noi sacerdoti a non essere giudici ma padri che confortano, molti non vogliono fare esperienza del perdono che comunque va chiesto. Non perché Dio è sommamente misericordioso che allora i peccati sono cancellati automaticamente. Il perdono è invece da chiedere, mossi dal pentimento dei peccati commessi (altrimenti si prenderebbe in giro il Signore!). E il Signore, come ci racconta proprio il vangelo odierno, ha affidato ai suoi discepoli e quindi alla sua Chiesa il potere (tutto divino) di perdonare a nome suo.
Nessuna scorciatoia è prevista del tipo: mi confesso direttamente con Dio… Riconciliarsi con Lui, ristabilire la comunione con Lui può avvenire solo riconciliandosi con i fratelli, con la Comunità. Certo è necessario ripensare le modalità celebrative di questo sacramento (che è quello che ha subito più variazioni nel corso della storia cristiana). Ma prima ancora è da riscoprire il senso del peccato. O, forse, ancora prima il senso dell’amore di Dio.