La Parola del Parroco
Home > La Parola del Parroco > La Parola del Parroco del 21 Marzo 2021
21 Marzo 2021
In questa quinta domenica di quaresima, come sempre leggiamo il brano evangelico della risurrezione di Lazzaro. È l’ultimo grande “segno”, come chiama l’evangelista San Giovanni i miracoli di Gesù. È l’ultimo dei setti segni narrati, prima del racconto della passione, morte e risurrezione del Signore. La sequenza dei segni era iniziata con il miracolo alle nozze di Cana: l’acqua della purificazione diventata il vino migliore, la gioia sovrabbondante restituita ad uno sposalizio. Il primo segno che è definito l’archetipo, cioè il “tipo originale” su cui vengono riprodotti anche gli altri sei segni; anche l’ultimo: che gioia incontenibile per Marta e Maria riavere vivo il loro fratello! I segni di Gesù altro non vogliono essere che dono di vita sovrabbondante e fonte di gioia. Tale è la promessa di Gesù circa la nostra morte. Il dialogo tra il Signore e Marta è significativo e chiaro. Marta esprime una vaga fede nella risurrezione dai morti. D’altra parte nella religione ebraica la risurrezione dai morti non era ancora oggetto di fede; anzi era negata da alcuni (per es. i sadducei). Per questo afferma: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». A volte sento e leggo affermazioni altrettanto vaghe da parte di cristiani che dovrebbero credere nella risurrezione dai morti. “Dovunque tu sia…” è preambolo a messaggi rivolti ai propri defunti. In altri rimane il dubbio: “chissà se veramente c’è qualcosa di là…”. Così ha detto anche un mio caro amico che sta vivendo i suoi ultimi giorni e non nasconde la paura non tanto della morte ma del “nulla” dopo. Eppure la risposta di Gesù a questa fede incerta di Marta (e nostra) è chiara e diventa domanda diretta che interpella anche noi: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gesù si rivela come colui che è la vita vera che non coincide solo con quella terrena, cosicché avere in noi questa vita che Gesù dona a chi crede in lui preserva dalla “morte eterna” ben più temibile di quella terrena: è l’inferno. Gesù promette esistenza anche dopo la morte corporale a chi si fida di lui vivendo la sua vita di Figlio obbediente al Padre, vivendo la sua vita continuamente donata nell’amore gli uni verso gli altri. Questa è la vita eterna, definitiva, quella vera. Credete voi questo? Dobbiamo domandarcelo (e io lo domando a me stesso) soprattutto in questi tempi in cui la nostra Comunità è chiamata a piangere molti defunti ed esprimere la sua fede nella risurrezione nel momento del congedo, testimoniandola a parenti e amici (molti “non praticanti”) dei defunti perché la più sincera e gioiosa consolazione. Altrimenti come potremo gioire della risurrezione di Gesù nella prossima Pasqua dato che Gesù muore e risorge per noi, perché anche noi possiamo morire e risorgere con lui?