La Parola del Parroco
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17 Gennaio 2021
Si celebra oggi la 32ª Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei, alla vigilia della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani che si vive ogni anno dal 18 al 25 gennaio. Penso che la maggior parte di noi non abbia frequentazione stabile con ebrei e soprattutto con ebrei “praticanti”. Corriamo così il rischio di non porre attenzione alla giornata odierna, cadendo nell’indifferenza. Tuttavia il rapporto con i nostri fratelli ebrei non può vederci indifferenti. Il popolo ebraico rappresenta la nostra “radice”; metafora efficace non solo perché esprime la consapevolezza del legame che ci unisce in Gesù (ebreo!) ma evidenzia la vitalità del legame stesso: passa ancora linfa! Scrive san Paolo a proposito: «Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen».
Dall’essere indifferenti però si passa presto all’essere diffidenti se non ostili. È preoccupante infatti l’aumento degli atti di antisemitismo in Italia: nel 2019 ci sono stati 252 episodi di odio antisemita, rispetto ai 197 del 2018 e ai 130 del 2017. Neanche l’annuale celebrazione della Giornata della Memoria, per non dimenticare le atrocità della Shoa perpetrate dal nazifascismo, sembra riuscire ad arginare il veleno dell’odio razziale. Neanche le legittime critiche a Israele per la questione “palestinese” possono giustificare atti di violenza. Diventa allora necessario impegnarsi a creare una cultura del rispetto e della fratellanza, dato che – come disse San Giovanni Paolo II – gli ebrei sono i nostri “fratelli maggiori”. Certo nonostante gli sforzi fatti e i tanti protagonisti del dialogo ebraico-cristiano dal Concilio Vaticano II a oggi, occorre interrogarsi sulla reale recezione degli insegnamenti conciliari in tutti gli ambiti di vita delle comunità cattoliche. La Chiesa cattolica ha fatto molti passi nei confronti dell’ebraismo e ha offerto documenti e riflessioni che hanno contribuito a un nuovo modo di presentare l’ebraismo nella catechesi, nella predicazione, nell’insegnamento. Questo processo di comprensione e di dialogo non è certo concluso, ma ha ancora bisogno di essere recepito e diventare cultura, cioè modo di pensare, di parlare, di scrivere e di vivere. A partire dalla considerazione dell’ebraismo non come qualcosa del passato (dell’Antico Testamento) ma come realtà viva, con la sua fede, con le sue tradizioni religiose. E tutti sappiamo che il rispetto e l’amicizia nascono dalla conoscenza reciproca. Dobbiamo quindi imparare a conoscere l’ebraismo di oggi e ad averne stima, nella consapevolezza che Dio parla ancora a loro attraverso la sua parola per donare la sua salvezza.