La Parola del Parroco
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15 Novembre 2020
Inizia un nuovo Anno Liturgico, con il Tempo dell’Avvento che ci prepara alla gioia del Natale. Tuttavia la situazione che stiamo vivendo e che ci chiede responsabilmente di stare in casa il più possibile, può rendere il tempo uniforme, un giorno uguale all’altro, e così non percepire la diversità di questo tempo. Forse neanche le luminarie che sono già apparse nei nostri paesi e qualche addobbo natalizio ci aiuteranno a vincere una certa monotonia.
Per questo ci è utile fermarci a riflettere sul tempo che scorre. È l’invito che ci rivolge il nostro Arcivescovo nella sua Lettera per il Tempo di Avvento (in sacrestia si possono prenotarne una copia). Lui stesso ci propone alcune riflessioni sul tempo. Anzitutto il tempo può essere ritmato dalla preghiera e in questa pandemia «abbiamo bisogno di pregare, di pregare molto, di pregare incessantemente: possiamo imparare a vivere pregando se ritmi, forme, tempi per sostare in preghiera segnano le nostre giornate». In secondo luogo contro la tentazione di ritenere il tempo che passa inesorabilmente come una lenta rovina di tutto, i cristiani ritengono il tempo che passa amico del bene per vivere l’amore che dura, impegnarsi nella costanza del lavoro ben fatto, per approfittare della paziente e fedele misericordia di Dio. In terzo luogo il tempo è da vivere sempre come occasione propizia per fare il bene senza rimandare. Infine il tempo è da programmare e ritmare grazie ad una regola di vita personale e famigliare.
In questa domenica inoltre celebriamo la Giornata per il Seminario. Vogliamo pregare per i seminaristi (e in particolare per Massimo che è affidato alla nostra Comunità) e i loro educatori; per coloro che stanno decidendo di entrare in Seminario e perché rispondano “Sì” tutti coloro che sono chiamati dal Signore a consacrarsi al servizio del Vangelo e della Chiesa. È anche l’occasione per raccogliere offerte per aiutare il Seminario nella sua gestione. Lo slogan per la Giornata di quest’anno è Teneramente amati, per seminare bellezza. Scrive il nostro Arcivescovo: «Il seminario con la sua proposta e i seminaristi con le loro scelte possono seminare nelle comunità in cui vivono quella provocazione che sveglia dall’ottusità, che apre domande e dimostra che è stupido porsi domande sulla vita quando la vita è finita… I seminaristi si mettono in cammino per fare della loro vita un dono, perché hanno ascoltato la rivelazione: la vita è dono, è solo donando che si vive… I seminaristi con la loro testimonianza suscitano interesse, curiosità, talora anche sconcerto. Sono tra gli amici di Dio e seminando bellezza favoriscono le condizioni per lo stupore». E noi abbiamo bisogno oggi più che mai di stupirci della bellezza della vita!