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18 Ottobre 2020
Ho iniziato a leggere la nuova enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti”. Una lettura impegnativa data la lunghezza del documento ma che non deve scoraggiare. Il papa ha voluto firmare questa enciclica significativamente ad Assisi, la patria di San Francesco. Infatti sono sue le prime due parole dell’enciclica, che come per tutti i documenti ecclesiali ne formano il titolo, come espressamente scrive il papa all’inizio: «“Fratelli tutti”, scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio» (n. 1). E il santo volle che i suoi seguaci si chiamassero “frati minori” cioè i fratelli di tutti e al servizio di tutti, umili e poveri. E dell’ideale rivoluzionario di san Francesco che segnò la vita della Chiesa nel medioevo, dandole una forte scrollata, papa Francesco sembra invitarci ad un rilancio davanti ad un mondo che pare sempre più chiuso nell’egoismo personale e collettivo. Certo non fu facile nemmeno per i discepoli di San Francesco vivere la fraternità, date le divisioni appena dopo la sua morte (neanche per i suoi discepoli di oggi)!
Non voglio però addentrarmi nei contenuti della enciclica perché non vorrei fare come molti che già ne parlano senza averla letta! Voglio solo evidenziare che lo scritto, come sempre, ha già suscitato applausi e critiche soprattutto da parte di chi non ama papa Francesco e quindi non perde occasione per muovergli accuse. Precisamente c’è chi polemizza, per esempio, perché ritiene che l’ideale di fraternità descritto nell’enciclica abbia poco di cristiano, che sia il manifesto del relativismo rinunciando alla verità che l’unica religione è quella cristiana... E quelli che, dall’interno della Chiesa, accusano il papa sono forse preoccupate di difendere il loro “fortino” e le proprie ideologie che ritengono “cattoliche” più che dell’egoismo in cui sta precipitando l’umanità. Rilancio allora a tutti l’appello che il nostro Arcivescovo ha rivolto ai giovani radunati in piazza Duomo lo scorso 3 ottobre: «Vi affido un adempimento. In questi giorni siamo sconcertati da alcune vicende che succedono a Roma, nella Chiesa: dibattiti, accuse e insinuazioni. Noi reagiamo così, dicendo a papa Francesco che gli vogliamo bene e dimostrandolo. È disponibile l’Enciclica che il papa firma ad Assisi: cominciamo presto a leggere quello che ci dice nell’Enciclica che si rivolge a noi come “Fratelli tutti”. Questo è il testo che ognuno imparerà a leggere, non tanto per diventare esperti di un argomento, ma per esprimere il nostro affetto». Io voglio bene al papa.