La Parola del Parroco
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05 Luglio 2020
Viviamo oggi nella nostra Comunità la Giornata Missionaria Comboniana. La famiglia fondata da San Daniele Comboni è “di casa” data la presenza tra noi di una comunità dei padri missionari. E fra pochi giorni entreremo nel centenario dell’apertura della sede venegonese presso il “Castello”, che avvenne il 16 luglio 1921. È questa una significativa ricorrenza per la nostra Comunità e per il paese di Venegono Superiore in particolare. Significativa nel senso che può trasmettere un significato evidenziato da un segno. Il segno è la piccola comunità dei missionari ora presenti “stabilmente” (se mai un missionario può essere stabile!): padre Antonio, padre Eugenio, padre Maurizio, padre Raoul, padre Renato e fratel Antonio. Pochi, rispetto al passato, rispetto ai tempi in cui il Castello è stato abitato dagli studenti e dai novizi, conosciuti bene dai venegonesi per una frequentazione assidua e reciproca. Il numero attuale è solo un segno piccolo: forse sufficiente, agli occhi del Signore, per esprimere il significato mai sufficientemente appreso da noi: la Chiesa è missionaria o non è Chiesa. Missionaria cioè “mandata” (è il significato preciso di “missionaria”) da Dio all’umanità, da vedere con i Suoi occhi: è la messe abbondante, i campi che già biondeggiano per la mietitura. Un mondo quindi già pronto accogliere il Vangelo di Gesù. È che noi non riusciamo a volte a vedere e non sappiamo come annunciare oggi la buona notizia perché sia tale per gli uomini e le donne di oggi che ci sembrano disinteressati (ma a che cosa?). Se la Chiesa intera è missionaria e quindi tutti noi lo dobbiamo essere, tuttavia c’è bisogno di chi tra noi sia segno di questa vocazione universale diventando missionario consacrando tutta la vita. Non dobbiamo allora smettere di «pregare il padrone della messa perché mandi operai alla sua messe» come ci invita Gesù. Preghiamo perché uomini e donne, giovani e adulti, rispondano alla chiamata del Signore (come propone oggi nel Vangelo: “Seguimi!”) a entrare anche nell’istituto missionario dei padri Comboniani, particolarmente attento ai “più poveri ed abbandonati (i più necessitosi e derelitti dell’universo)”, amati dal Signore Crocifisso che ha donato loro tutto se stesso fino all’ultima goccia sgorgata da quel cuore trafitto a cui San Daniele Comboni affidò la “sua” famiglia.
Infine esprimo la riconoscenza della Comunità ai nostri padri per la collaborazione che offrono in tante occasioni celebrative ma anche di attività pastorale in diverse famiglie a cui portano la gioia del Vangelo.