La Parola del Parroco
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14 Giugno 2020
Era abitudine appena finito l’anno scolastico intraprendere l’avventura dell’Oratorio feriale estivo. Cinque settimane, dal lunedì al venerdì, dalle 7.30 alle 17.30; tra i due paesi quasi 700 ragazzi e 150 adolescenti animatori. Ad un costo modico, rispetto a campus organizzati da privati o enti pubblici. Era un’esperienza di vita nel solco dell’educazione cristiana. Era un servizio sociale reso dalla Comunità cristiana alla società civile e allo Stato che non dovrebbe mai impedire l’iniziativa privata ma anzi sostenerla. Quest’anno non sarà possibile rivivere questa esperienza a causa della pandemia in atto e delle relative restrizioni sociali.
In questa Fase 2 ogni attività educativa deve essere sottoposta all’autorizzazione degli enti pubblici preposti secondo protocolli molto stringenti (es. un educatore fisso ogni 7 bambini; sanificazione giornaliera, distanziamento, mascherina…) con assunzione di responsabilità (soprattutto in caso di contagio) e di costi. La nostra Diocesi ha chiesto alle parrocchie di valutare l’opportunità e la reale possibilità di offrire un servizio collaborando con le amministrazioni comunali. La Diaconia della Comunità si è confrontata con i nostri Comuni, facendo i conti anche con l’esiguità di educatori maggiorenni disponibili, e ha offerto una collaborazione che concretamente sarà quella di proporre iniziative per le fasce dei preadolescenti e adolescenti durante l’estate, visto che i Comuni potranno occuparsi dei più piccoli iscritti ai campi estivi - pochi ad oggi. Si sta progettando una proposta rivolta alla nostra Comunità e alla parrocchia di Castiglione Olona, di cui don Luca è incaricato per la Pastorale Giovanile (è bene ricordarcelo) con alcuni pomeriggi dedicati ai preadolescenti e agli adolescenti e qualche pomeriggio e sera con gli educatori. C’è poi da capire la situazione degli alunni che non sono stati al passo con le lezioni via internet e che rischiano di non essere pronti al nuovo anno scolastico: come aiutarli a recuperare? Il periodo che stiamo vivendo non ci permette di osare di più. Ci chiede di fare i conti con la realtà e non con l’utopia, pur sapendo di deludere aspettative (a volte nate dalla comodità più che dalla condivisione di valori). Ci chiede di fare un “bagno d’umiltà”: quella di non essere onnipotenti, di non essere i salvatori del mondo, di non pretendere di fare tutto. Anche il buon samaritano, una volta preso in carico il povero che ha incontrato e soccorso, lo ha affidato alle cure di un altro.