La Parola del Parroco
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31 Maggio 2020
Pentecoste è una festa ebraica. Il nome è una parola greca che significa “cinquantesimo” (giorno). Cinquanta giorni dopo la Pasqua, gli ebrei celebrano la seconda festa più importante in cui ricordano il dono della Legge da parte di Dio a Mosè sul monte Sinai durante l’esodo in quella fuga dall’Egitto, terra di schiavitù, cominciata in quella notte che chiamata Pasqua. Per gli ebrei la Legge di Dio è il dono divino più grande che rende il popolo eletto, diversamente dagli altri, capace di sapere quale è il bene e il male e quindi di scegliere il bene e rifiutare il male obbedendo alla Legge di Dio.
E proprio nel compimento del giorno della festa di Pentecoste, sui discepoli di Gesù radunati nel Cenacolo scende lo Spirito santo che li spinge fuori dal luogo in cui erano rinchiusi, capaci di annunciare la risurrezione di Gesù, in diverse lingue come lo Spirito permetteva loro di esprimersi, facendosi capire da tutti i presenti a Gerusalemme. Non più la Legge, dono singolare che separa il popolo eletto dagli altri, ma è lo Spirito di Gesù risorto il Dono per eccellenza che scende sui credenti in Cristo e permette di creare unione con tutti senza distinzioni. Non più l’imposizione di una Legge esterna scritta su tavole di pietra, ma la forza di un comandamento scritto indelebilmente nei cuori resi capaci di amare come Gesù ha insegnato; e questo è il sommo bene.
Invochiamo il dono dello Spirito sull’umanità ferita dalla pandemia e lacerata da tante ingiustizie e divisioni più endemiche perché possa nascere una nuova globalizzazione che porti giustizia e pace, dignità e benessere per tutti. Invochiamo il dono dello Spirito sulla Chiesa chiamata a lasciarsi guidare con coraggio dal Signore per uscire verso il mondo parlando con più decisione e coerenza il linguaggio dell’amore che Gesù ha insegnato. Invochiamo il dono dello Spirito sulla nostra comunità perché con creatività parli nuove lingue per annunciare la vittoria di Gesù sul male e sulla morte, la forza unificante dell’amore che vince ogni divisione e discordia. Mentre riprende la vita “normale” della nostra Comunità, non limitiamoci alla “norma” scritta sulla pietra, alla ripetizione stanca, pur rassicurante, del passato, ma osiamo percorrere strade nuove, esploratori di terre nuove dove possiamo incontrare chi, anche per la prova di questa pandemia, ha iniziato a cercare Dio per potergli rivelare il volto del Padre che ha cura del bene dei suoi figli.