La Parola del Parroco
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12 Gennaio 2020
La celebrazione del Battesimo di Gesù in questa domenica conclude il Tempo di Natale. Può sembrare strano che nel giro di pochi giorni passiamo dall’adorare il neonato Bambino Gesù all’uomo di trent’anni che si presente sulle rive del fiume Giordano dove Giovanni sta battezzando. Tuttavia questa scelta di Gesù è il pieno compimento del senso del suo Natale, cioè della decisione di Dio di farsi uomo. Chi accorreva nel deserto dove predicava il Battista? Tutti coloro che accoglievano il suo appello a prepararsi all’incontro con il Messia (il Cristo) atteso da secoli e finalmente presente. E Giovanni descriveva il Messia come colui che avrebbe fatto piazza pulita dei peccatori per dare inizio a un popolo nuovo. E i peccatori se volevano scampare a questo tremendo giudizio dovevano mostrare la volontà di convertirsi, di cambiare vita, di purificarsi come l’immersione (ciò significa la parola “battesimo”) nell’acqua; un gesto simbolico per esprimere la decisione di purificare il cuore. Per questo sulle rive del Giordano erano presenti peccatori di ogni tipo: pubblicani, prostitute, soldati non onesti… Se però Gesù è senza peccato perché Figlio di Dio, che cosa ci faceva tra quella gente, tra quei peccatori, non curante del fatto che tutti lo avrebbero scambiato per uno di loro? «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per i giusti ma per i peccatori» risponderà un giorno Gesù a chi gli obiettava di frequentare “brutta gente”. Lui però è Dio che si è fatto uomo, che è sceso dal cielo sulla terra e qui è sceso ancora fino agli abissi dove si trovano i peggiori peccatori per portare la salvezza a tutti, al di là dei meriti o demeriti. Questa logica dell’incarnazione deve essere anche quella della Chiesa. Non ci si può ritenere una setta di puri e giudicare chi puro non è, mantenendosi a distanza da lui. Anche il nostro battesimo (pur diverso da quello vissuto da Gesù) ci invita a vivere la logica dell’immersione nella realtà di un Dio che si è fatto vicino a tutti e non è lontano da nessuno. A volte ci capita di parlare dei “lontani” identificando con questo termine coloro che non “frequentano” la chiesa, non aderiscono alle proposte della Comunità, non “praticano” la fede pur dicendosi cristiani. Sebbene ciò mostri una incoerenza, tuttavia siamo chiamati noi ad accorciare le distanze, a non essere noi lontani da loro, ma a portare il lieto annunzio della misericordia di Dio, della volontà di Dio di donare a tutti, per mezzo del suo Figlio e del suo Spirito, la sua stessa vita d’amore che può dare senso alla nostra vita, che può vincere il male che assale ogni uomo, che infonde la vera gioia nel cuore. Come dice spesso il papa, la nostra comunità deve essere ospedale da campo dove possono essere curati coloro che sono feriti nel campo di battaglia contro il Maligno.