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08 Dicembre 2019
Come vuole la tradizione, oggi molte nostre case saranno addobbate in vari modi per festeggiare il prossimo Natale di Gesù (e mi piace che si dica esplicitamente – oggi più che mai – che è il Natale è di Gesù!). Molti abbelliranno l’albero di Natale, anche per motivi di spazio. A tutte le nostre famiglie però chiedo che ci sia allestito anche un presepe: pur piccolo, ma che ci sia! Se infatti l’albero è un simbolo da interpretare, il presepe è esplicito nel manifestare che cosa è accaduto più di duemila anni fa e che ha cambiato la storia dell’umanità (tant’è che si contano gli anni a partire da quello in cui è nato Gesù). A sollecitarci nell’avere un presepe in casa nel tempo Natalizio (ma io ne ho sempre uno per tutto l’anno), o dove c’è consuetudine anche a scuola, al lavoro, nei luoghi pubblici, è papa Francesco che settimana scorsa, proprio a Greccio dove San Francesco allestì un “presepe vivente”, ci ha scritto una lettera sul presepe “segno mirabile”. Vi invito a leggerla.
Vorrei solo sottolineare alcune considerazioni del papa. Egli racconta l’episodio in cui a San Francesco venne in mente di rappresentare la natività, perché – dicono le Fonti Francescane - «Vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello». Non c’era solo la volontà di mettere in scena la nascita di Gesù per comprendere la semplicità e la piena umanità di Dio che si è fatto, come uno dei noi, che è nato come uno di noi; ma soprattutto per il Santo della Povertà era importante riuscire a comprendere come la povertà abbia segnato il Natale di Gesù (e tutta la sua vita). Lasciamoci provocare da questo segno di povertà e disagio collocato nelle nostre case che certo non sono catapecchie e spesso sono belle e comode.
Il papa poi fa passare in rassegna i vari elementi che compongono la scena del presepe interpretandoli come segni che possono dire qualcosa anche alla nostra vita. E conclude: «Non è importante come si allestisce il presepe, può essere sempre uguale o modificarsi ogni anno; ciò che conta, è che esso parli alla nostra vita. Dovunque e in qualsiasi forma, il presepe racconta l’amore di Dio, il Dio che si è fatto bambino per dirci quanto è vicino ad ogni essere umano, in qualunque condizione si trovi». E molti ambienti di vita, a partire dalle nostre case hanno un grande bisogno di sentire questa buona notizia.