La Parola del Parroco
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12 Maggio 2019
In questa quarta domenica di Pasqua, da 56 anni, si celebra la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni di speciale consacrazione; preghiera rivolta al Signore perché ci siano cristiani e cristiane che rispondano “sì” alla sua chiamata per consacrarsi nel sacerdozio e nella vita religiosa. E se immediatamente pensiamo ai giovani quali destinatari anche di questa chiamata (come lo sono per la vocazione al matrimonio) e se anche il messaggio del papa per questa Giornata fa riferimento privilegiato ai giovani (dopo il Sinodo dei vescovi e la lettera di papa Francesco sui giovani), tuttavia ritengo che la chiamata sia rivolta anche agli adulti. Primariamente a coloro che non hanno ancora deciso se sposarsi o meno (detto in modo semplice). Anche però a coloro che una scelta l’hanno già fatta decidendo la via del matrimonio ma che possono pure ricevere una chiamata a vivere nella Chiesa un servizio. Scrive il papa nel suo messaggio: «Il desiderio di Dio, infatti, è che la nostra vita non diventi prigioniera dell’ovvio, non sia trascinata per inerzia nelle abitudini quotidiane e non resti inerte davanti a quelle scelte che potrebbero darle significato. Il Signore non vuole che ci rassegniamo a vivere alla giornata pensando che, in fondo, non c’è nulla per cui valga la pena di impegnarsi con passione e spegnendo l’inquietudine interiore di cercare nuove rotte per il nostro navigare. Se qualche volta ci fa sperimentare una “pesca miracolosa”, è perché vuole farci scoprire che ognuno di noi è chiamato – in modi diversi – a qualcosa di grande, e che la vita non deve restare impigliata nelle reti del non-senso e di ciò che anestetizza il cuore». Le nostre comunità cristiane hanno bisogno di sacerdoti, di religiosi e di religiose che testimonino la gioia di essere chiamati a qualcosa di grande che solo il Signore sa promettere e realizzare, esse hanno anche bisogno di laici e laiche che si appassionino per la comunità stessa e si impegnino nei vari ambiti di servizio: dalla catechesi alla Caritas, al Consiglio Pastorale che rinnoveremo nel prossimo autunno. Non accontentiamoci di una vita cristiana prigioniera dell’ovvio, trascinata per inerzia dalle tradizioni, immobile davanti alle scelte di servizio che potrebbero darle maggiore fervore, maggiore convinzione, fresco entusiasmo. Certo, come ricorda il papa, «occorre mettersi in gioco con tutto sé stessi e correre il rischio di affrontare una sfida inedita; bisogna lasciare tutto ciò che vorrebbe tenerci legati alla nostra piccola barca». Perché non dedicarci alla grande barca della Chiesa?