La Parola del Parroco
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26 Maggio 2013
Andrej Rublëv, monaco russo del 1400, ci ha lasciato una memorabile icona della Trinità; un vero e proprio trattato teologico, non scritto ma dipinto, tutto da contemplare. Provo a proporre alcune suggestioni che nascono in me contemplando alcuni particolari del dipinto.
La prima suggestione nasce dagli sguardi dei tre angeli che rappresentano le persone della Trinità. Lo Spirito guarda il Padre, il Padre guarda il Figlio, e il Figlio guarda l'altare dove è deposto il pane e il vino, il mistero di Cristo vero uomo e vero Dio. Il mistero della Trinità è un incrocio di sguardi che mettono in luce la profondità del cuore. La luce dello sguardo esprime la comunione dei cuori. Lo sguardo del Figlio che si indirizza sull'Eucaristia dice poi che la comunione delle persone della Trinità non è realtà chiusa in se stessa, ma si comunica, si dona all'uomo, nel desiderio di coinvolgerlo dentro quel mistero d'amore che nasce dallo sguardo e diventa intimità dei cuori.
Anche il cerchio descritto dalle tre persone della Trinità non è concluso, ma rimane aperto, concentrando l'attenzione sul pane e sul vino deposti sul l'altare: è un invito ad entrare dentro questo cerchio (simbolo di perfezione), anzi addirittura a completarlo, quasi a dire che la pienezza dell'amore tra le persone della Trinità si compie nella accoglienza degli uomini. E la porta che introduce nel "mistero d'amore" è Gesù, è il suo corpo dato e il suo sangue versato.
La festa della SS. Trinità e la festa del Corpus Domini esprimono il mistero dell'amore che è Dio, e il mistero di Dio che comunica il suo amore agli uomini. Sono due feste da vivere non solo intensamente, ma da vivere soprattutto con la profondità della fede: quella fede che ci conduce nel mistero di Dio e ci rinnova nell'amore; la fede che siamo chiamati a celebrare e a manifestare come popolo convocato dall'amore di Dio; la fede che siamo chiamati a testimoniare con la nostra vita perché ogni uomo riconosca di essere amato da Dio.
L'essere uniti nell'accogliere, nel celebrare e nel testimoniare la nostra fede in Dio non è cosa facoltativa, ma condizione di verità e di credibilità della nostra stessa fede.
Ritroviamoci tutti dentro il mistero di Dio,