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26 Marzo 2017
Quante, anche oggi, le cecità di cui soffre la nostra società!
Se dovessimo riassumerle potremmo raccoglierle tutte in una espressione di Papa Francesco che denuncia la "globalizzazione dell'indifferenza".
È l'incapacità di vedere non solo i bisogni degli altri, ma le persone stesse che stanno davanti a noi, un po' come è successo al ricco della parabola raccontata da San Luca, che Papa Francesco ha commentato nel messaggio per la Quaresima di quest'anno, la parabola che noi conosciamo come parabola del ricco epulone.
Una cecità che è anzitutto mancanza di umanità, perché ci impedisce di riconoscere negli altri anzitutto delle "persone", e non dei numeri. Persone sono gli emarginati; persone sono i migranti che hanno trovato la morte nel Mediterraneo; persone sono i carcerati, anche se che hanno sbagliato nella vita; persone sono gli uomini e le donne che chiedono condizioni di vita più dignitose...
Una cecità che è poi mancanza di fede perché ci impedisce di vedere negli altri l'impronta stessa di Dio, l'immagine che rende ogni uomo figlio amato da Dio.
C'è una duplice conversione, dunque, che ci è chiesto di vivere, e non solo in questo tempo di quaresima.
La prima conversione è ad essere più umani, a sentirci parte dell'unica grande famiglia degli uomini. Troppi sono i segnali di mancanza di umanità che sfociano in parole e gesti di violenza e anche di razzismo. Ritrovare l'umanità perduta: è la prima conversione. Ritornare ad essere uomini.
La seconda conversione, ancor più impegnativa, ma indispensabile per il discepolo di Gesù, è quella di accostarci agli altri come ci accosteremmo a Gesù stesso. Diceva S. Giovanni Crisostomo: "Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri". È fino a questo abisso di incarnazione che ci spinge la nostra fede: riconoscere nella carne dei poveri la carne stessa di Cristo!
Che cosa ci permetterà di compiere questo duplice "salto della fede"?
Gli occhi di Gesù. La capacità di accorgerci e di guardare alle necessità dei fratelli proprio come ha fatto lui. Ed è quello che possiamo chiedere in dono in questa quarta domenica di Quaresima.