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22 Marzo 2015
La virtù della temperanza
Credo che sia una virtù, oggi, conosciuta tanto quanto il Carneade di manzoniana memoria: chi era costui?
Non se ne sente più parlare, ma quel che è peggio, la logica "mondana" ci porta a condurre uno stile di vita che è esattamente il contrario di quanto ci chiede la virtù della temperanza, anche se - anche in questo caso, come nel caso delle altre virtù - apparentemente propone qualcosa di simile quando esalta - ad esempio - il mito di chi ha i nervi d'acciaio, o di chi ha un carattere forte, o di chi si sottopone a sforzi al limite dell'umano. Contraddizioni della società di oggi!
Dunque. Cosa propone la virtù cristiana della temperanza?
È la capacità di "autodominio" (da non confondere con l'autodeterminazione, che è un'altra cosa, spesso segnata dall'individualismo più egoista); ė la capacità di controllare se stessi: i propri pensieri (ma chi mai oggi tiene pulito il suo cervello?), le proprie parole (quante parole dette senza pensare!), le proprie reazioni (quanta istintività nel nostro rapportarci agli altri), i gesti con cui ci mettiamo in rapporto a noi stessi e al nostro corpo (chi mai più parla di "purezza"?), e agli altri perché la relazione sia rispettosa e non utilitaristica.
Niente erosimi, dunque, nel vivere la virtù della temperanza, ma certamente ė un bell'esercizio di igiene mentale, di capacità di gestire la propria vita e non di farsi gestire dall'istintività, di chiarezza e bellezza anche nel rapporto con se stessi e con gli altri.
Ė la fuga da ogni tentazione di eccesso o, peggio ancora, di trasgressione; è condizione per la ricerca del vero bene: il proprio bene e quello altrui.
Fare un po' di pulizia, nel nostro cuore, nel nostro linguaggio, nei nostri atteggiamenti è certamente capacità legata alla virtù della temperanza: un esercizio prezioso per questo tempo di Quaresima.