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15 Marzo 2015
Terza virtù cardinale: la fortezza.
Se ci guardiamo attorno vediamo attorno a noi scenari di violenza: la violenza delle guerre, dell'ISIS mascherato di religione, la violenza verbale nei dibattiti alla televisione, addirittura la violenza di ragazzini e ragazzine che sono cresciuti con il mito e l'idolatria dell'uomo forte e muscoloso.
La virtù della fortezza è tutt'altra cosa; è esattamente il contrario della violenza. La troviamo in persone apparentemente fragili come il Cardinal Schuster che a voce alta reclama i diritti umani di fronte alla violenza fascista, o in un personaggio come Gandhi che cambia il corso della storia del suo popolo con la non violenza.
La virtù della fortezza, per noi cristiani, ė uno dei sette doni dello Spirito; è dono dall'alto, ed ha animato la vita di infinite schiere di santi, soprattutto di martiri, forti nella prova e nella persecuzione.
La fortezza è la virtù di chi ė costante nella ricerca del bene: vive i suoi impegni con responsabilità, senza scoraggiamenti; non lascia le cose a metà, non si lamenta dei problemi e delle difficoltà.
Ė la virtù di chi resiste nelle prove: i perseguitati di ieri e di oggi hanno molto da insegnare a noi cristiani borghesi che abbiamo anestetizzato la nostra fede, che più o meno inconsciamente vogliamo una fede senza fatiche e sofferenze, pensiamo alla vita cristiana come a un analgesico che ci faccia stare bene. Fortezza è affrontare le fatiche senza supponenza, ma anche con determinazione e convinzione. La fede chiede necessariamente la fortezza. È la virtù di chi sa resistere alla tentazione, come Gesù nella sua quaresima nel deserto.
Noi che siamo abituati a concederci tutto, in questa quaresima possiamo metterci alla prova sulla nostra capacità di "resistere": nelle fatiche che la vita ci riserva, nei sacrifici che ci siamo assunti, di fronte alle "tentazioni" che esistono ancora oggi, anche se non ci badiamo molto.
La violenza è l'atteggiamento di chi si impone sugli altri; la fortezza ė la virtù di chi sa dominare se stesso.