La Parola del Parroco
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09 Marzo 2015
"Non è piuttosto questo il digiuno che io voglio: sciogliere le catene inique, rimandare liberi gli oppressi?" (Isaia 58,6).
È una delle provocazioni che risuona forte in ogni quaresima che celebriamo, e può essere riassunta così: non c'è vera conversione, non c'è pratica penitenziale significativa se non sono accompagnate da un desiderio sincero di giustizia.
Dopo la virtù della prudenza, la seconda virtù che siamo chiamati a coltivare ė la virtù della giustizia: "È la virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è a loro dovuto" (Catechismo della chiesa cattolica).
Che cosa ė dovuto a Dio? L'obbedienza dei figli, l'accoglienza della sua volontà. Nella Bibbia giustizia verso Dio ė compiere la sua volontà.
Che cosa è dovuto, invece, agli uomini? Il tema della giustizia ė veramente molto caldo, soprattutto in riferimento alla enorme corruzione in cui siamo immersi. Vorrei sottolineare soltanto un aspetto della virtù della giustizia, soprattutto in riferimento al tema della carità che come cristiani molto spesso (e giustamente) sbandieriamo: non c'è vera carità che non sia fondata sulla giustizia, e la carità vera é quella che va oltre la giustizia. Talvolta, purtroppo, spacciamo per carità cristiana ciò che noi dobbiamo agli altri semplicemente per giustizia; mistifichiamo la carità, viviamo alcuni gesti di carità come se fossero gesti di generosità quando invece non sono altro che un gesto di restituzione di ciò che noi abbiamo ricevuto in dono e che siamo chiamati a condividere con gli altri. C'è una regola nella comunità dell'Arsenale della pace di Torino, che è la regola della restituzione: ciò che viene donato non è semplicemente una elemosina, ma è restituzione dei doni che Dio ci ha concesso; giustizia non è dare il superfluo, ma condividere.
Il digiuno che ci ė chiesto ė anche questo: quello di non tenere egoisticamente per noi ciò che può essere necessario per gli altri, quello di privarci di qualcosa che è nostro se ciò può essere di aiuto agli altri. E tutto questo per una più giusta distribuzione dei beni. A questo mira anche EXPO 2015: è un progetto ambizioso, ma anche noi possiamo contribuire a realizzarlo compiendo ciascuno il proprio dovere di giustizia.