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14 Dicembre 2014
Il Precursore
La nascita di Gesù è evento unico e irrepetibile, circondato da altrettanti eventi straordinari: la Vergine che diventa Madre; Giuseppe che accoglie un disegno misterioso e infinitamente più grande di lui, l’assoluta insignificanza del luogo della nascita del Salvatore. Solo la fantasia di Dio poteva immaginarsi tanto. Solo il suo Amore totalmente gratuito, la sua Grazia, poteva osare tanto!
Eppure la nascita di Gesù non è un fungo che spunta nel deserto. Gesù è un “germoglio”, un segno di speranza, profezia di una stagione nuova, ricca di frutti. È germoglio che spunta da una “radice”, certamente martoriata, ma ancora feconda; mi viene alla mente l’immagine di certe radici di ulivo su cui tenacemente spuntano nuovi ramoscelli e nuove foglioline: la Vita non si rassegna; Gesù rinasce anche dove la morte sembra avere il sopravvento. La radice è quella del popolo di Israele che Dio non ha mai abbandonato e a cui ora regala Colui che stabilirà tra Dio e il popolo una alleanza che sarà “per sempre”.
La venuta di Gesù non è preparata soltanto nel tempo (“Quando venne la pienezza del tempo”, dice S Paolo ai Galati), ma anche nello spazio: lo spazio di Israele, lo spazio di una comunità forse un po’ “ammaccata”, ma capace ancora di generare profeti come Giovanni Battista, “voce che grida nel deserto”.
Oggi Gesù vuole nascere in mezzo a noi, dentro una comunità affaticata, ma dove ancora risuona la voce dei profeti che richiamano all’accoglienza: di Gesù e dei poveri.
Facciamo in modo che il Natale non sia un giorno isolato dagli altri, ma l’occasione per ritrovare il filo di una storia, dell’alleanza con Dio, e sia anche l’occasione per ritrovare la bellezza di ritrovare dei legami di comunione dentro la comunità dei credenti: comunità fragile, anche peccatrice, ma pur sempre il luogo della presenza di Gesù, radice e sorgente di nuova umanità.