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09 Febbraio 2025
Il prossimo martedì 11 febbraio ricorre la memoria della Beata Vergine Maria venerata a Lourdes dove iniziò ad apparire a Santa Bernardette dall’11 febbraio 1858. Il santuario costruito su indicazione della Vergine Immacolata è diventato nel tempo meta di pellegrinaggio di tanti ammalati, animati dalla fede, dalla preghiera e anche dalla speranza di una guarigione miracolosa. Per questo san Giovanni Paolo II nel 1992 decise di istituire in questo giorno la Giornata Mondiale del Malato.
È questa un’opportunità di preghiera per i nostri malati e con loro, invitati alla S. Messa martedì pomeriggio. Nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, papa Francesco scrive: «Segni di speranza andranno offerti agli ammalati, che si trovano a casa o in ospedale. Le loro sofferenze possano trovare sollievo nella vicinanza di persone che li visitano e nell’affetto che ricevono. Le opere di misericordia sono anche opere di speranza, che risvegliano nei cuori sentimenti di gratitudine». L’accenno alle “opere di misericordia” vuole ricordarci che tra esse c’è “visitare gli ammalati”. Siamo così sollecitati, anche come gesto “penitenziale” in questo anno giubilare, ad impegnarci ad andare a trovare i malati a casa, in ospedale o nelle RSA. Non solo i nostri parenti ma anche vicini di casa o persone conosciute. Spesso, visitandoli nei nostri due paesi, sento dire che pochi sono quelli che vanno a trovarli. E penso alle tante persone che avrebbero tempo per farlo e non lo fanno. Ricordiamoci che cosa dice il Signore nella famosa pagina evangelica di Matteo 25: «Via, lontano da me, maledetti perché… ero malato e non siete venuti a visitarmi». È un duro monito che è da accogliere affinché siamo spronati a vincere pigrizie o ritrosie e donare tempo per visitare gli ammalati. Facciamolo proprio in occasione di questo anno giubilare: oltre che varcare una “porta santa” per ottenere l’indulgenza del Padre misericordioso, passiamo per la porta di una casa, di un ospedale o di una RSA dove c’è un malato che oltre la sofferenza fisica patisce quella della solitudine e sospira che qualcuno vada a trovarlo. È un atto che dona speranza ai malati e che, a chi lo compie, dona l’affetto prezioso di essi e l’amore misericordioso di Dio.
Infine affidiamo i nostri ammalati all’intercessione della Beata Benedetta Bianchi Porro, figura che abbiamo conosciuto, e che il prossimo 5 e 6 aprile sarà indicata, nel contesto del Giubileo, come modello per gli ammalati, perché lei ha saputo vivere le sue molte sofferenze fisiche e spirituali come dono (!): «io credo a Gesù Cristo e alla sua Croce gloriosa, sì io credo all’Amore».