La Parola del Parroco
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24 Marzo 2024
Quali grazie chiedere al Signore iniziando oggi la Settimana Santa, Settimana “autentica”, come la definisce il nostro Rito Ambrosiano perché è il cuore dell’Anno Liturgico e della nostra fede?
Anzitutto chiediamo a Dio la grazia di vivere questi giorni senza troppe distrazioni, senza troppi affanni, senza superficialità, cose che ci possono impedire “stare con Gesù” anche partecipando alle celebrazioni. I vangeli che riassumono tre anni dell’attività evangelizzatrice di Gesù in alcuni capitoli, indugiano invece quasi ora per ora a narrare gli ultimi istanti della vita di Gesù invitandoci ad una maggiore concentrazione per comprendere meglio il mistero d’amore che in essi si compie.
La seconda grazia che possiamo chiedere è quella di comprendere ancor di più che nella morte e risurrezione di Gesù ci è stata donata la vita di Dio, la vita definitiva, la vita che è amore. Per questo dobbiamo comprendere, soprattutto oggigiorno, che “viviamo di una vita ricevuta”, come titola la proposta pastorale del nostro Arcivescovo. Scrive mons. Delpini: «Gesù è la vita e la relazione con Gesù è vita per coloro che entrano in comunione con lui. La fede è la risposta fiduciosa all’invito a ricevere la vita da Gesù. “Chi crede in me ha la vita”» (cap. 1). A partire dalla celebrzione “in Coena Domini”, con cui riviviamo l’ultima cena di Gesù, attraverso i simboli del pane e del vino, ci facciamo ancora spiegare dal Signore che la sua morte in croce non è una uccisione, non è un fallimento, non è la fine di tutto, ma è il dono volontario della sua vita che nutre la nostra vita perché la vita di Dio è amore fedele. Scrive ancora mons. Delpini: «Gesù invita a entrare in comunione con lui, pane di vita, per contrastare la persuasione di essere vivi per sé stessi, di avere in sé stessi la vita. L’illusione dell’individualismo è di essere padroni e arbitri insindacabili della propria esistenza».
È necessario allora celebrare bene questi santi giorni per contemplare questo dono della vita vera che ci è stato elargito così da comprendere che la nostra vita è un dono ricevuto di cui ringraziare sempre il Signore (anche a novant’anni quando la vita pare non avere più senso…). Nello stesso tempo dobbiamo chiedere al Signore che ci renda ancora capaci di fare, a nostra volta, della nostra vita un dono d’amore agli altri, vincendo individualismo ed egoismo. «Fate questo in memoria di me» è invito non solo a ripetere i gesti dell’Ultima cena come facciamo in ogni S. Messa, ma anche ad essere memoria vivente di Lui nel dono della nostra vita agli altri per amore.
Buona settimana santa!