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10 Aprile 2022
Sabato prossimo, nella solenne Veglia Pasquale, proclameremo per tre volte: «Cristo Signore è risorto!». È l’annuncio che il Crocefisso ha vinto la morte e vive per sempre continuando a dare vita, la vita vera, la vita di Dio, la vita eterna. «L’espressione “vita eterna” si è smarrita nel nostro tempo, è stata banalizzata e distorta in un immaginario che la rende antipatica. Il linguaggio tradizionale della devozione cristiana è diventato insignificante in un contesto di pensiero che evita le domande sul senso». Così scrive il nostro Arcivescovo nella sua proposta pastorale, nel capitolo sulla libertà della Chiesa. Parlare di vita eterna può generare in chi ascolta sguardi perplessi o stupiti: che cosa è vita eterna? In un mondo in cui tutto appare precario e si cerca sempre la “novità”, parlare di eternità è effettivamente usare un linguaggio astruso e controcorrente.
Ho sentito alla TV che uno degli uomini più ricchi del mondo sta finanziando una costosa ricerca per trovare il modo di vivere per sempre. Al di là di suggerirgli di finanziare altre ricerche contro malattie che accorciano la vita, noi dobbiamo invece precisare, come scrive mons. Delpini, che «“vita eterna” non è una vita che “dura per sempre”, come un’immobile noiosa contraddizione. È piuttosto la vita di Dio di cui Gesù ci rende partecipi con la sua morte e risurrezione, poiché lui, il Verbo, era in principio presso Dio e “in lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1,4)». Dal giorno del nostro Battesimo noi siamo immersi in questa vita eterna che illumina la nostra vita terrena, le dà senso, la rende vera. Il nostro cammino cristiano, dal Battesimo in poi, consiste nel rimanere immersi in questa vita.
Gesù usa una metafora efficace: lui è la vite e noi siamo i tralci. Se vogliamo vivere dobbiamo rimanere attaccati alla vite e così permettere che la linfa passi e ci consenta di vivere e portare frutto. Ora, «questa comunione non è spezzata dalla morte fisica: la morte in croce di Gesù è l’ora della gloria… La morte dei figli di Dio partecipa della morte del Figlio dell’uomo e così è vinta dalla sua stessa gloria». E la gloria è la manifestazione dell’amore di Dio Padre in Gesù. Anche in noi si può manifestare questa gloria che vince la morte quando permettiamo a Dio di amarci e di spingerci ad amarci come Gesù ci ha insegnato. Come afferma san Paolo in un testo a me molto caro: «Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2Cor 5,14-15). Vivete per Gesù!