La Parola del Parroco
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10 Ottobre 2021
Sebbene la liturgia ambrosiana alla domenica, giorno del Signore, dia la precedenza alla celebrazione del mistero pasquale di Cristo, impedendo quella dei santi di cui nello stesso giorno ricorra la memoria, tuttavia non possiamo oggi non onorare san Daniele Comboni, morto esattamente 140 anni fa, il 10 ottobre 1841 a Khartum in Sudan, e che la liturgia ricorda in questo giorno. Lo faremo con la S. Messa delle ore 10.30 presso il Castello dei Missionari Comboniani che da 100 anni sono presenti a Venegono Superiore. Ed è una felice coincidenza che questa festa avvenga nel mese di ottobre che la Chiesa dedica alla riflessione sulla sua dimensione “missionaria”. Infatti celebreremo nella nostra Diocesi il 24 ottobre la Giornata Missionaria.
In questi ultimi decenni si è insistito giustamente nel richiamo che tutti i cristiani sono “missionari”, cioè inviati (è il senso letterale della parola “missionario”) da Dio ad annunciare il Vangelo di Gesù, con le parole e con la vita. Tutti siamo chiamati ad essere “testimoni e profeti”, come recita lo slogan della prossima Giornata Missionaria mondiale, lì dove viviamo. E siamo persuasi che anche le nostre terre di antica tradizione cristiana hanno bisogno di essere ri-evangelizzate. Tuttavia rimane necessario che alcuni, laici o consacrati, vivano il loro essere “missionari” come vocazione specifica ad essere inviati a coloro che non conoscono ancora il Vangelo in paesi dove non è ancora stato annunciato o dove il seme del cristianesimo è stato appena seminato. È necessario che alcuni partano, lasciando casa e patria, verso nuove terre, verso nuovi popoli per annunciare la buona novella di Dio che è Padre di tutti e in Gesù, suo Figlio, ci fa suoi figli.
Purtroppo, come per quasi tutte le vocazioni “di speciale consacrazione”, è drasticamente diminuito il numero di nuovi missionari. Questo calo è evidenziato nell’editoriale dell’ultimo numero de “Nigrizia”, il mensile dei Comboniani, con un titolo provocatorio: La Chiesa “in uscita” di Bergoglio “chiusa” nelle parrocchie. Le parrocchie italiane, infatti, che nel passato hanno visto numerosi missionari e missionarie, consacrati e laici, paiono “chiuse in se stesse”, cioè sembrano incapaci di generare nuove vocazioni missionarie, un po’ ripiegate su stesse e sui propri problemi, come se avessero perso l’orizzonte della Chiesa e del mondo. In questi mesi abbiamo “perso” due missionari partiti dai nostri paesi, padre Celestino e padre Agostino. Dal cielo intercedano per la nostra Comunità perché al loro posto ci siano tra noi giovani, uomini e donne che rispondano alla chiamata missionaria, dicendo al Signore: “Eccomi, manda me!”.