La Parola del Parroco
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03 Ottobre 2021
Oggi vivremo una giornata di festa per la Comunità Pastorale, anche per la “patronale” della parrocchia di Venegono Superiore (che pur intitolata a S. Giorgio, festeggia la Madonna del S. Rosario) e per gioire con Massimo ordinato diacono per la nostra Diocesi. Mi sono interrogato: che cosa significa fare festa per una comunità cristiana? Domanda non scontata soprattutto dopo questi mesi in cui la pandemia ci ha impedito di trovarci assieme a festeggiare e soprattutto ha messo in discussione appuntamenti tradizionali della Comunità (anche civile). Il nostro Arcivescovo nella sua proposta pastorale di quest’anno, scrive: «La festa è l’espressione comunitaria della gioia condivisa tra le persone. L’arte di fare festa richiede un’esperienza spirituale intensa, un’appartenenza culturale per animare linguaggi, musiche, segni che esprimano la gioia e la rendano evento del villaggio, fecondità nella trasmissione del patrimonio alle giovani generazioni e insieme protagonismo dei bambini nel contagiare adulti e anziani». Per questo è necessario chiederci: quale gioia vogliamo condividere? E ancor prima: desideriamo condividere con altri le nostre esperienze, compresa la gioia? Alla prima domanda, come discepoli del Signore dobbiamo rispondere: la gioia della fede. E questa scaturisce dalla Pasqua di Gesù. Scrive ancora mons. Delpini: «La comunità credente celebra la sua gioia perché nella celebrazione i fedeli ricevono il dono della comunione con la Pasqua di Gesù, principio invincibile della gioia». Per questo ogni festa della Comunità deve avere al centro la celebrazione eucaristica che ne è l’essenziale. La S. Messa non è solo una pennellata di sacro ad una festa profana, come a volte sembra in certe ricorrenze… La seconda domanda è forse una sfida da affrontare nell’immediato futuro. Il venir meno del senso di appartenenza alla parrocchia (come alla società civile) e l’individualismo che si è espresso anche nella privatizzazione di alcune ricorrenze gioiose, hanno comportato la scomparsa di alcune feste (che chiedevano l’impegno di molti volontari) nei nostri paesi. È stato significativo che domenica scorsa hanno voluto condividere la gioia di un anniversario di matrimonio maggiormente le coppie più longeve rispetto a quelle del decennio. Credo che una festa, quindi, debba essere il culmine di un percorso di aggregazione, conoscenza reciproca, condivisione di riflessioni ed esperienze, così che nasca e si rafforzi un legame che renda “naturale” arrivare a condividere anche la gioia. In questa domenica saranno i nostri adolescenti a dimostrarcelo spiegandoci che cosa hanno vissuto questa estate in Oratorio, la gioia che hanno provato a stare assieme e perché anche tutto questo sia motivo per fare festa.