La Parola del Parroco
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12 Settembre 2021
Mercoledì scorso, 8 settembre, il nostro Arcivescovo ha dato avvio al nuovo anno pastorale con la celebrazione eucaristica nella solennità della Natività di Maria, cui il Duomo è dedicato. Nell’omelia ha rivolto alla nostra Chiesa ambrosiana queste parole: «Mentre si avvia questo nuovo anno pastorale, ancora segnato dall’incertezza e dall’inquietudine per la pandemia che ci ha duramente colpito, anche a tutti noi l’angelo del Signore annuncia: non temere, santa Chiesa di Dio che sei in Milano. Non temere la tristezza, la solitudine, lo smarrimento, la costatazione che il gregge si sia disperso, che risorse e forze siano diminuite». Da qui il richiamo alla gioia da parte dell’Arcivescovo che, nella sua riflessione, ha fatto più volte riferimento alla sua Proposta pastorale per il 2021-2022, Unita, libera, lieta. La grazia e la responsabilità di essere Chiesa.
Mons. Delpini ha aggiunto: «Se c’è tristezza nella Chiesa, deriva forse da uno zelo senza preghiera, da un affaticarsi senza rimanere in Gesù come il tralcio nella vite. Per questo chiedo a tutti i fedeli, chiedo a tutti i consacrati, chiedo ai nonni e ai genitori di pregare e di insegnare a pregare perché tutti possano attingere alla forza della gioia che non delude, perché è una fonte zampillante per la vita eterna. Siate lieti nel Signore, esprimete questa gioia nel cuore, nel sorridere, nel condividere le confidenze di Gesù. Mentre si avvia questo anno pastorale in un contesto di frenesia per la ripresa, di comunicazioni selezionate per occultare le radici profonde dei drammi del nostro tempo, non temere, Chiesa di Dio, di annunciare che la buona notizia del Salvatore non è una generica astrazione. Non temere di essere libera, anche a costo di essere impopolare».
Desidero fare mio questo appello alla preghiera e all’insegnamento di essa nelle nostre famiglie. Il desiderio di tornare alla normalità non deve coincidere con l’aspettativa o il pressing per riprendere la corsa, l’affannarsi, proporre attività di cui o ci lamentavamo per il troppo fare o ci deludevano per la scarsa adesione. Dobbiamo desiderare anzitutto di essere Comunità che prega e si ritrova a pregare in casa e in chiesa. Tutti gli operatori pastorali a servizio della Comunità prima di attivarsi per mettere in atto le varie proposte che devono gestire, devono preoccuparsi di dare tempo alla preghiera personale e comunitaria, spontanea e liturgica (e una maggiore presenza alla S. Messa feriale potrebbe essere fruttuosa). Dobbiamo credere nella forza della preghiera che ci aiuta a entrare nel mistero d’amore di Dio Padre che in Gesù ci ama come figli. Perché la scommessa di tutta la nostra vita cristiana è proprio quella di comprendere che Dio ci ama.