La Parola del Parroco
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13 Giugno 2021
Ieri nel Duomo di Milano sono stati
ordinati preti 10 seminaristi diaconi. Oggi, nelle loro comunità parrocchiali
di origine, celebreranno la loro prima S. Messa: un’emozione grande per loro e
per la comunità tutta. Se Dio vorrà, anche noi il prossimo anno faremo festa
per l’ordinazione sacerdotale di Massimo, seminarista affidato alla nostra
Comunità che sentiamo come “figlio adottivo” e che vivrà il suo anno diaconale
in mezzo a noi (sarà infatti ordinato diacono il prossimo 25 settembre: prepariamoci!).
D’altra parte l’ultimo prete ambrosiano nativo di Venegono divenne prete quasi
trent’anni fa…
Se con Massimo il prossimo anno saranno ordinati preti una ventina di seminaristi, rimane “preoccupante” il numero esiguo dei nuovi sacerdoti, appunto 10. Si vanno ad aggiungere ai 1750 della nostra Chiesa ambrosiana (di cui una ottantina vivono fuori Diocesi) a servizio delle sue 1088 parrocchie, molte delle quali raggruppate in Comunità pastorali. Di essi ad oggi 516 sono ultrasettantacinquenni e quindi quasi tutti “in pensione”; nel giro di quattro anni lo saranno altri 180… così che sacerdoti attivi (teoricamente, visto ce ne sono anche malati) con responsabilità pastorali saranno poco più di mille. E il loro numero è destinato a calare sempre più (soprattutto saranno pochi quelli dedicati alla pastorale giovanile). Dunque si dovrà fare i conti con l’assenza di sacerdoti e con la presenza di molti non più giovani, costringendo la nostre parrocchie a ripensare la propria organizzazione e alcune attività pastorali. A volte ho la sensazione che di questo non ci si renda pienamente conto e che alcuni insistano ingenuamente (e incomprensibilmente) a immaginare la pastorale incentrata sul prete senza il quale, secondo loro, si farebbe un’esperienza meno vera della fede.
Al calo numerico dei sacerdoti potremmo reagire intensificando la nostra preghiera a Dio perché vinca le resistenze di coloro che chiama ad essere pastori del suo gregge. Ed è importante che eleviamo al Signore questa supplica. Nello stesso tempo non dobbiamo escludere che forse è il Signore stesso a volere questa penuria affinché viviamo quella che papa Francesco chiama “conversione pastorale”. Certamente è appello all’impegno dei laici non solo a collaborare con i (pochi) sacerdoti ma anche ad affidare a loro responsabilità significative (per le quali è necessaria però una vera formazione). Soprattutto è appello ad un cambiamento di mentalità: da quella ritiene che la maturità della fede sia condizione riservata a chi riveste un ruolo (come quello del prete), a quella che la pone come requisito necessario per tutti per essere veri discepoli del Signore. Se non lo facciamo di nostra iniziativa, vi saremo costretti dalla realtà. E purtroppo accade spesso così…
Se con Massimo il prossimo anno saranno ordinati preti una ventina di seminaristi, rimane “preoccupante” il numero esiguo dei nuovi sacerdoti, appunto 10. Si vanno ad aggiungere ai 1750 della nostra Chiesa ambrosiana (di cui una ottantina vivono fuori Diocesi) a servizio delle sue 1088 parrocchie, molte delle quali raggruppate in Comunità pastorali. Di essi ad oggi 516 sono ultrasettantacinquenni e quindi quasi tutti “in pensione”; nel giro di quattro anni lo saranno altri 180… così che sacerdoti attivi (teoricamente, visto ce ne sono anche malati) con responsabilità pastorali saranno poco più di mille. E il loro numero è destinato a calare sempre più (soprattutto saranno pochi quelli dedicati alla pastorale giovanile). Dunque si dovrà fare i conti con l’assenza di sacerdoti e con la presenza di molti non più giovani, costringendo la nostre parrocchie a ripensare la propria organizzazione e alcune attività pastorali. A volte ho la sensazione che di questo non ci si renda pienamente conto e che alcuni insistano ingenuamente (e incomprensibilmente) a immaginare la pastorale incentrata sul prete senza il quale, secondo loro, si farebbe un’esperienza meno vera della fede.
Al calo numerico dei sacerdoti potremmo reagire intensificando la nostra preghiera a Dio perché vinca le resistenze di coloro che chiama ad essere pastori del suo gregge. Ed è importante che eleviamo al Signore questa supplica. Nello stesso tempo non dobbiamo escludere che forse è il Signore stesso a volere questa penuria affinché viviamo quella che papa Francesco chiama “conversione pastorale”. Certamente è appello all’impegno dei laici non solo a collaborare con i (pochi) sacerdoti ma anche ad affidare a loro responsabilità significative (per le quali è necessaria però una vera formazione). Soprattutto è appello ad un cambiamento di mentalità: da quella ritiene che la maturità della fede sia condizione riservata a chi riveste un ruolo (come quello del prete), a quella che la pone come requisito necessario per tutti per essere veri discepoli del Signore. Se non lo facciamo di nostra iniziativa, vi saremo costretti dalla realtà. E purtroppo accade spesso così…