La Parola del Parroco
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06 Dicembre 2015
L’ingresso del Messia.
L'ingresso di Gesù in Gerusalemme, oltre che esprimere la sua volontà di andare fino in fondo nella obbedienza alla volontà del Padre, ha un valore profondamente simbolico: dice la sua volontà di entrare nel cuore degli uomini e nel cuore della loro storia. Ed è questo, precisamente, il messaggio del Natale: un messaggio di incarnazione, di profondo inserimento nel mondo del Dio-con-noi, senza nessuna fuga, senza nessuna separazione, senza nessun muro alzato o barriera abbassata; un entrare nel mondo per rendere evidente l'amore di Dio per l'uomo, il suo chinarsi con misericordia e compassione sulle ferite e le fragilità dell'uomo per risanarle. Gesù che entra in Gerusalemme assomiglia più al buon samaritano che al principe potente che impone la pace con la forza delle sue armi.
È una questione di stile. Ma é anche una questione di sostanza: non c'è nessuna pace che può essere imposta con la forza. La pace non è mai il frutto della guerra.
Nella scorsa settimana Papa Francesco ha compiuto il suo viaggio in Africa calandosi nel cuore di una situazione di guerra per invocare tutti a cercare la pace nel dialogo e ricaricare che tutti siamo fratelli. Il suo gesto è luminoso ed esemplare, anche nei confronti di chi vorrebbe scegliere la scorciatoia di una pace imposta con la forza.
Tra pochi giorni aprirà ufficialmente l'Anno Santo della Misericordia, proprio nel cuore del tempo di avvento e nel giorno che ricorda la Vergine Immacolata, la regina della Pace, e anche questo gesto è esemplare: la pace é dono che viene dall'alto e può essere accolta da chi apre la porta del suo cuore alla venuta di Cristo.
E allora "apriamo le porte a Cristo" come ci ha detto San Giovanni Paolo II fin dal primo giorno del suo pontificato.
Sarà anzitutto per noi un dono di pace, ma ci renderà anche uomini e donne costruttori di pace.